La Repubblica - 29.07.97

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Sono 207 i detenuti per fatti di terrorismo: 123 condannati a pene temporanee, 83 all'ergastolo. Soggetti "residuali" degli anni di piombo

Roma - Nell'arco di circa vent'anni sono transitate nelle carceri italiane circa seimila persone per reati di terrorismo. Di questi, 207 sono ancora detenuti. Il dato è fornito dal "Censimento della detenzione politica", aggiornato al 28 febbraio 1995 e curato da Giorgio Benfanti e Maurizio Jannelli dell'Associazione Antigone. Dei 207 detenuti, 189 sono ascrivibili all'area della sinistra (Brigate Rosse, Prima Linea, Nuclei armati proletari), 18 alla destra (Nar e Ordine Nuovo). Alla voce "condanne", 123 sono le persone che scontano pene temporanee, 83 quelle condannate all'ergastolo (tra queste ultime, 25 sono donne). In realtà, spiega il dossier, gli ergastoli per fatti di lotta armata furono diverse centinaia, commutati nel corso degli anni e dei processi in pene temporanee per la legge sulla dissociazione.

Di questi 207 detenuti, 111 vivono in regime di semilibertà o in lavoro esterno al carcere o comunque usufruiscono di permessi di uscita per 45 giorni all'anno, vale a dire i benefici della legge Gozzini. Dei 96 detenuti che non usufruiscono della Gozzini, 51 sono condannati all'ergastolo mentre gli altri "non sono nei termini" della Gozzini. "Nella maggioranza dei casi", argomenta il dossier, "questo è dovuto a un atteggiamento diversificato della magistratura di sorveglianza, atteggiamento che muta da città a città e da giudice a giudice. Mentre le 111 persone che usufruiscono della legge Gozzini testimoniano un avvenuto reinserimento e l'inesistenza di ogni pericolosità sociale, le 96 che non ne usufruiscono non dimostrano affatto il contrario".

In un disegno di legge analogo a quello licenziato oggi dalla commissione giustizia della Camera, presentato dal portavoce dei Verdi Luigi Manconi e firmato, tra gli altri, dalla vicepresidente del Senato Ersilia Salvato (Rifondazione cumunista) e dalla senatrice Francesca Scopelliti (Forza Italia), si partiva perciò dal presupposto dell'avvenuta "estinzione del fenomeno del terrorismo come si è sviluppato negli anni Settanta e nei primi anni Ottanta". Constatata quindi la "fine della pericolosità", il disegno di legge affrontava il problema del riequilibrio delle pene che furono comminate durante gli anni del terrorismo e della legislazione d'emergenza. Si tratta di un "soggetto residuale", si legge nella premessa al disegno di legge: circa duecento persone, con un'età media di 40 anni e che ha già scontato tra i 14 e i 16 anni di carcerazione. La relazione ricorda anche "il forte squilibrio tra i condannati per reati comuni e quelli per fatti di terrorismo", questi ultimi esclusi esplicitamente dall'amnistia e dal condono del 1978 e da successivi decreti.

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