La Repubblica - 30.07.97
VECCHI FANTASMI
di MIRIAM MAFAI
ANCORA una volta e su una questione di straordinaria delicatezza la maggioranza si è presentata ieri divisa, incapace di elaborare una posizione comune. Incapace di elaborarla su una questione che non riguarda il portafoglio ma la testa e il cuore degli italiani, che rievoca vecchi fantasmi e riapre dolorose ferite del passato. Parlo dell'indulto, provvedimento che è stato approvato ieri in sede referente dalla commissione giustizia della Camera con il voto contrario dei Popolari e di Rinnovamento e il voto favorevole di due esponenti dell'opposizione, la Maiolo di Forza Italia e Simeone di Alleanza nazionale.
Come ormai accade da tempo quando si tratta di problemi attinenti alla giustizia, l'onorevole Pietro Folena dopo il voto e le proteste si è affrettato a correre ai ripari gettando acqua sul fuoco. Ha invitato a non drammatizzare e ha garantito che alla ripresa dei lavori parlamentari verrà proposto "un provvedimento altrettanto chiaro e incisivo a favore delle vittime". Inaudita promessa che conferma, per bocca dell'autorevole esponente del Pds che lo Stato italiano non ha ancora assolto al debito contratto con le vittime del terrorismo e le loro famiglie, poliziotti e guardie carcerarie e semplici cittadini che hanno fatto il loro dovere e che per questo sono stati obiettivo della cieca ferocia terroristica. Non ne ha trovato finora il tempo e il modo, trovando invece con l' indulto approvato ieri il tempo e il modo di riparare agli eccessi della legislazione di emergenza con la quale il terrorismo venne battuto. Eccessi, certamente, come sempre accade quando si adottano leggi di emergenza. E DUNQUE personalmente sono convinta che l'applicazione di quelle leggi con le successive norme a favore dei pentiti ha determinato situazioni drammaticamente paradossali: ci sono terroristi che hanno sparato e ucciso e che da tempo sono in libertà, ci sono terroristi condannati per banda armata e non colpevoli di reati di sangue che da più di venti anni marciscono in galera.
A questa situazione era necessario mettere riparo. Provvedimenti di questo tipo sarebbero stati giusti, comprensibili e condivisi dalla pubblica opinione. Si è voluto invece procedere diversamente con un indulto che ha pure una sua forte valenza simbolica. Serve come ha dichiarato Nichi Vendola, esponente di Rifondazione a "voltare pagina", a dire che quella vicenda è chiusa, finita, appartiene agli archivi della storia. Ma la verità purtroppo è diversa. Quella vicenda, che non coinvolse come amano ripetere alcuni "una intera generazione" o, addirittura, "i migliori di quella generazione", quella vicenda racchiude in sé ancora molti misteri, interrogativi non risolti, ambiguità mai chiarite. Sulla vicenda del terrorismo italiano, dei suoi oscuri legami con alcuni pezzi dello Stato, deviati o meno, non è stata fatta finora piena luce. E dunque non si può voltare pagina non si può cancellarla con un colpo di spugna.
Strano paese il nostro, incapace di fare i conti con il proprio passato, che di volta in volta si abbandona ora a furori forcaioli ora a una generale richiesta di indulgenza. Noi che non chiedemmo allora la pena ma che ricordiamo ancora la violenza in cui vivemmo immersi, lo strazio per quei morti innocenti - da Aldo Moro a Guido Rossa - non riusciamo a voltare pagina, a passare su quel pezzo di storia un colpo di spugna. E vorrei che su un tema così doloroso, che coinvolge la memoria di tutti e la sofferenza di molti (vittime e colpevoli), quell'Ulivo - che oggi ha responsabilità di governo - riuscisse a discutere e definire all'insegna di valori e di un'etica comune, una comune posizione politica. E non si affidasse, per far passare un provvedimento così delicato, ai due voti offerti da Tiziana Maiolo di Forza Italia e di Simeone di Alleanza nazionale.