La Repubblica - 31.07.97

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Nel pozzo profondo del carcere "Grazie lo stesso, noi restiamo"

Terroristi rossi e neri assieme a criminali comuni nel braccio G12 di Rebibbia: "Quegli anni? Una guerra"

nostro servizio

 ROMA - Molti sono nudi, fa caldo. C'è odore di strutto, qualcosa di cattivo che frigge e brucia in gola. C'è rumore. Urlano, cantano si parlano. Non c'è silenzio mai? Quasi mai, un po' la notte. C'è un'infermiera che passa con il carrello delle medicine, nessuno la guarda. Quaranta uomini, la ignorano. Stanno sdraiati sulle brande. Nudi, con un asciugamano ai fianchi o in mutande, a gambe aperte, le ciabatte di plastica buttate lì, guardano il soffitto. Da quanto tempo, questo? Da quindici anni. Questo? Ventisette. Sempre qui? Sì, più o meno sempre qui. Quaranta uomini nel braccio G12 di Rebibbia, carcere modello, in questo corridoio fino a qualche anno fa c'erano i "politici" e ora c'è di tutto: banda armata, mafia, sequestro di persona, omicidio. L'ispettore fa strada, le celle hanno grate: si vede tutto, dentro. Tutto di ciascuno, tutto quello che ciascuno ha: il poster del Che e di Schumacher, i detersivi, il cesso, le scarpe sfatte, le cartoline appese, i ninnoli, i disegni dei bambini, il fornello con la pentola e la pasta sfatta nel piatto, un tramonto in foto accanto alla finestra, e le mutande appese. "Lo so, uno vorrebbe non guardare. Fa vergogna entrare, è una violenza. Uno stupro all' intimità, ma qui l'intimità non esiste. E' il carcere, la pena è anche questa". Un posto dove ti vergogni a entrare e da cui - capita, dipende dagli incontri - puoi vergognarti a uscire.  

Nichi Vendola, deputato di Rifondazione comunista e relatore del progetto di legge sull'indulto, ci viene spesso. C'è tornato oggi a vedere quelli che - se la legge passasse, ma la destra protesta: non passerà - potrebbero uscire fra un anno anziché fra altri dieci o semplicemente uscire, anziché restarci a vita. I "politici". Qualcuno potrebbe uscire davvero fra poco, Pietro Manca per esempio, otto anni, banda armata, sardo, "non ci spero un granché, la mia compagna non si arrende, si sbatte avanti e indietro per la semilibertà ma è tutto così complicato, e qui tutto arriva così da lontano, mi dispiace non potervi offrire niente, volete un bicchier d'acqua?".

Ci sono quelli con l'ergastolo, uno o due o tre ergastoli, che hanno già fatto vent'anni. "Perché la maggior parte degli ex terroristi in carcere c'è già stato, in media, diciassette anni. Quando dicono colpo di spugna mi fanno ridere. Ne parlavo con Curcio, stamattina". Ne parlava con Curcio, Vendola: l'ha incontrato per strada davanti a palazzo San Macuto, Curcio è in semilibertà, torna in galera la notte. "Gli ho detto come va il vostro lavoro "La mappa perduta"? Hanno fatto un gran lavoro sulle storie, le sigle di quegli anni. Allora gli ho detto: bisogna recuperare la memoria di cosa è stato per poter andare oltre. Lui mi ha detto: procede, procede il lavoro. Certo che bisognerebbe ricordare cosa sono stati quegli anni".  

Bisognerebbe ricordarlo per esempio con Giorgio Panizzari, br, ergastolo. È entrato in galera a vent'anni, ne ha fatti 27. Non uscirà nemmeno con l'indulto perché quando l'hanno arrestato, nel '70, le Br non esistevano ancora e non è una condanna per terrorismo, la sua. Cos'ha fatto? Omicidio a scopo di rapina, a Torino. E parecchio altro in carcere, dopo. Erano gli anni delle rivolte. Dove sta? Nel laboratorio di informatica, in fondo a questo corridoio. Oltre la sala musica, qui, dove stanno suonando. Una bella sala insonorizzata, si sviene dal caldo. Chi suona? I "Presi per caso", volete sentire? Sentiamo un momento, sì.  Voce e basso: Stefano Bracci, ex Nar. Pantaloncini Adidas, maglietta di Snoopy. Quanti anni di condanna? Ventidue. Concorso morale in omicidio. "Un maresciallo della Digos sull'Ostiense. Io non c'ero, ero al lavoro". Quanti ne ha fatti di galera? Nove, nove e mezzo anzi. "Poi sono scappato in Francia, dopo la Cassazione. Mi sono sposato, ho fatto un figlio. Almeno qualcosa l'ho fatto. Poi mi hanno estradato da Parigi, ed eccomi". La bimba ha tre anni. Con la legge di Vendola, Bracci fra meno di un anno uscirebbe. Senza, ci resta altri dieci, minimo. Però era omicidio. "Non ho ammazzato nessuno, guarda. Ti davano il concorso morale così, allora". E cosa cantate? ""Tangentisti", musica e parole nostre". "Giudici sindaci e ministri, noi siam banditi ladri e spacciatori, voi siete diversi da noi, signori?". Dice così, la canzone. Due porte puù avanti c'è Sisifo, la stanza dei computer. Giorgio Panizzari non ha nemmeno 50 anni, e da qui non uscirà. È quello arrestato nel  '70, è uscito dalle Br nell'81, ha scritto un libro sulle carceri, "Libero per interposto ergastolo", poi un'altro, "Il sesso degli angeli". Li ha pubblicati Kaos.

Il prete del carcere, Don Sandro Spriano: "Molti di questi uomini, i "politici", sono gente con una testa così. Non potrei dire, no, che siano socialmente pericolosi adesso. Sono entrati qui da ragazzini, alcuni. Hanno imparato cosa fare della loro vita qua dentro, quando ormai non possono farne più niente". Questi, per esempio, Panizzari, Antonio De Luca, Sandro Padula, anche loro br, hanno fatto con la Caritas un cd-rom sul Giubileo pubblicato da Peruzzo, si vende nelle edicole. Musica di Peter Gabriel, Passion. Ottocento immagini della Cappella Sistina, fra l'altro. "Bella vero? Non l'abbiamo mai vista". Panizzari è stato ad Aversa, manicomio criminale, e all'Asinara. "Tu stavi lì che leggevi e sentivi gridare: s'è impiccato". Sì, ma lei è qui, quello a cui ha sparato non c'è più da trent'anni. L'ha ammazzato lei. "Era una guerra. Ora non se lo ricorda più nessuno, ma era una guerra. Due fronti. Io ne ho visti morire, di compagni, ho visto quelli ammazzati sui tetti delle carceri. Li ho visti soffocati nei lettini. Ci ammazzavano anche loro. Ora è passata e non se lo vuole ricordare più nessuno. Noi siamo fortunati, sì, che possiamo ancora raccontarlo. Purché ci sia chi è disposto a sentire".  De Luca e Padula ascoltano. Da quanti anni siete qui? Quindici, Padula. Dieci, De Luca. Va bene, allora noi dobbiamo andare, adesso. "Noi no". Due ergastoli, loro si fermano ancora. Per molto, forse per sempre.  

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