La Repubblica - 31.07.97

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La guerra non dichiarata e i "conti" di Franceschini

 ROMA (g.batt.) - Pari. Ora che sta arrivando l'atteso indulto a smerigliare le punte atroci della storia, è il momento di pareggiare persino i morti? "Anche i terroristi hanno avuto le loro vittime", rivela Alberto Franceschini, ex terrorista, uomo libero da diversi anni. Nessun regalo dal Parlamento, dice lui, solo uno sconto. Un "riequilibrio per chiudere con l'emergenza". In fondo "se ne parlava da dieci anni". E pare, quella di Franceschini, una stecca d'oltretomba. Una gelida voce stonata che muove dolore e ricordi. Come l' annuncio d'uno scambio atroce fra opposti dolori, fra vittime e carnefici d'un Paese lontano. Le "loro" vittime. Loro, i terroristi in guerra con lo Stato. Colpivano una controparte che non sapeva d'essere in guerra, attaccavano obiettivi umani indifesi, senza protezione. Scorte e blindature sarebbero venute poi, e durano tuttora. L'avevamo tutti dimenticato, occupati a misurare il dolore dei parenti degli uccisi (nella quasi totalità da una parte sola), dei sopravvissuti a chi giocava in ritardo alla rivoluzione comunista, mentre il comunismo già s'inabissava. In quel fosco rituale, quando la tv ribaltava morti e sangue sul tavolo da pranzo, sempre all'ora del tg. Italia al tramonto degli anni Settanta. Le ultime vittime (Roberto Ruffilli, ad esempio) meno d'un decennio fa. Impegnati com'eravamo a contare i caduti di quella stagione di delirio, c'eravamo dimenticati che anche loro, i terroristi, hanno avuto morti sul campo. Caduti di guerra, in una guerra mai dichiarata. D' improvviso esibiti, perfino utili all'incasso sindacale sul mercato degli sconti di pena.