La Stampa - 02 luglio 1997

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"La grazia? E' possibile" L’ex ministro della giustizia

Conso: o rivediamo le leggi speciali

di Silvano Costanzo

 

Professor Conso, è il momento giusto per chiudere gli anni di piombo? Lemergenza terrorismo è davvero finita?

"Oserei dire che è finita già da tempo. Adesso si tratta di superare definitivamente quel periodo, di arrivare alla distensione senza urtare nessuno."

Come è possibile, professore?

""La via più diretta sarebbe il "superamento" delle leggi speciali che vennero emanate per far fronte a quel pericolo".

Visto a vent'anni di distanza, era davvero un pericolo così grave da richiedere leggi speciali?

"Eccome. Quella è stata l'emergenza delle emergenze. Ed è stata la prima ad essere affrontata con determinazione".

Come?

"Sostanzialmente con il decreto legge Cossiga del 5 dicembre '79. Un decreto convertito in legge il 6 febbraio '80, cioè addirittura prima dei 60 giorni previsti. Il che dimostra che le parti politiche allora sentirono il bisogno di misure urgenti".

Cosa prevedeva quella legge?

"La legge Cossiga e altre norme successive operavano in due direzioni: da una parte aggravavano le pene per i reati di terrorismo, dall'altra favorivano il pentimento e la dissociazione, fino a prevedere casi di non punibilità".

Furono provvedimenti davvero efficaci?

"Guardi, le dico che quella fu una legge benemerita e preziosa che consentì di rompere il cerchio di fuoco del terrorismo".

E adesso?

"Adesso, a vent'anni di distanza, bisogna ripensare a quegli aumenti di pena".

Con una amnistia?

"No, l'amnistia vuol dire cancellare i reati. E come si fa a cancellare delitti come quelli di Bachelet, di Messandrini, di Casalegno, di Croce e di tutti gli altri? Piuttosto si può pensare ad un indulto che elimini gli aggravamenti di pena sanciti dalle leggi speciali e quindi consenta di punire quei reati con pene normali".

Basterà?

"Molto dipende da caso a caso, certo. Chi ha già scontato tanti anni, potrà uscire dal carcere. Altri dovranno ancora rimanere in cella. Quello che è importante è arrivare a un riesame di quelle sentenze operando su norme comuni. Perché una delle forme di severità introdotte dalla legge Cossiga era anche legata alla non influenza delle attenuanti. Se adesso si riesaminano quelle sentenze molto severe eliminando le aggravanti e concedendo le attenuanti, l'entità delle pene verrà sostanzialmente modificata".

Ma questo è giuridicamente possibile?

"Comporta una deroga a un principio generale del codice penale per cui le leggi eccezionali non devono cedere di fronte a leggi successive più favorevoli. Però non è un dettato costituzionale. Già altre deroghe sono state adottate, ad esempio in materia finanziaria. Quindi è possibile".

E il problema delle vittime come si può risolvere?

"Il rispetto delle vittime è fondamentale. Bisogna garantire un equo risarcimento dei danni anche morali. Certo, nessuna cifra può pagare una vita. Perché qui non stiamo parlando solo di turbamento psicologico, qui parliamo di morti e di persone gravemente ferite. Ma un indennizzo ha un valore simbolico, sarebbe un gesto di buona volontà da parte dello Stato".

Vi sono altre strade percorribili oltre a quella dell'indulto?

"Guardi, un indulto, anche parziale, necessita di tempi piuttosto lunghi".

E allora?

"Allora, senza voler suggerire come giurista assolutamente nulla a nessuno, potrebbe essere forse praticabile la strada della grazia totale o parziale".

Quali sarebbero i vantaggi?

"Consentirebbe tempi più rapidi, innanzitutto. E consentirebbe anche di distinguere caso da caso, acquisendo il parere del procuratore della Repubblica, della magistratura di sorveglianza e delle persone offese".

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