La Stampa - 02 agosto 1997

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Violante: calma sull'indulto. La Cei: Tangentopoli meno grave del terrorismo. Costa: non scordare gli altri delinquenti. "Prima le vittime, poi i colpevoli"

ROMA. Dopo la "frenata" del Presidente della Repubblica, arrivano altre autorevoli perplessità sull'indulto per i reati di terrorismo. "Le vittime vengono prima dei colpevoli - dice infatti Luciano Violante -. Come presidente della Camera non posso parlare di una proposta di legge attualmente all'esame dell'aula. Però ci sono dei valori sui quali non posso non discutere. Lo Stato deve pensare alle vittime. Può pensare anche ai colpevoli, se ritiene che le pene siano state eccessive o che c'è bisogno di un'azione di equità. Ma guai se lo Stato si ricorda dei colpevoli e si dimentica delle vittime".

La proposta di Violante è dunque quella di concentrare l'attenzione su chi il terrorismo lo ha patito sulla sua pelle: "Vediamo le vittime come vivono, che cosa fanno adesso - dice -. E vediamo se lo Stato ha fatto tutto quello che poteva per loro. Poi possiamo discutere di tutto. Conosco personalmente alcuni familiari di vittime del terrorismo e anche alcune vittime che tutt'ora portano i segni della loro esperienza. Pensiamo a loro, altrimenti sarebbe un azzeramento di responsabilità e non credo che ciò sarebbe civile".

Il criterio di distinzione suggerito dalla Cei è un altro. "L'indulto è per i terroristi che si sono pentiti e non per coloro che si dichiarano perdenti", dice il giurista cattolico, Giuseppe Dalla Torre. "L'indulto è inopportuno anche perché arriva prima dell'estate, in un periodo in cui l'opinione pubblica è distratta da altri fatti. Ciò che colpisce è l'atteggiamento tenuto da coloro che si sono macchiati di reati di terrorismo che non è di pentimento, non di revisione delle proprie posizioni, ma un atteggiamento quasi arrogante e di sfida". Poi, facendo un confronto tra reati di terrorismo e Tangentopoli, Dalla Torre rileva che "oggi sembra quasi che i reati di terrorismo siano meno gravi di quelli legati a Tangentopoli. Ma di fronte a situazioni che hanno portato all'uccisione di persone illustri e meno illustri, che hanno messo sul lastrico famiglie, che hanno lasciato bambini orfani e così via, io credo che certe differenze siano difficili da capire".

Raffaele Costa, segretario dell'Udc, non è d'accordo sull'occhio di riguardo da usare con i terorristi, rispetto ai delinquenti comuni. "Lo sconto deve essere per tutti o per nessuno. Come si può pensare di concedere con tanta superficialità un maxi-condono soltanto ad individui che hanno ucciso volutamente, o che hanno in qualche modo partecipato ad atti di terrorismo, quando, secondo i dati forniti dal ministero di Grazia e Giustizia, nelle carceri sono detenuti cittadini che hanno commesso reati non gravissimi, fra cui 55 detenuti per oltraggio e 21 per resistenza a pubblico ufficiale che continuerebbero a restare in prigione?"

Il più netto è Pierferdinando Casini: "Sull'indulto la nostra posizione non è contraria, è contrarissima. E' una specie di inciucio rosso-nero per annegare gli anni di piombo in un mare di indulgenza: è inaccettabile per tutte le coscienze democratiche. Lo Stato moderno non è un sovrano d'altri tempi che dispensa benefici a capriccio". [r. i.]

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