La Stampa - 05.03.98
Jospin: tutti i rifugiati resteranno in Francia
Ma da Parigi nuove accuse di Scalzone: "So di manovre contro i fuorusciti"
Il premier esclude ogni ipotesi di estradizione
PARIGI. Né l'ex leader di Potere Operaio Oreste Scalzone né gli altri militanti degli anni di piombo che hanno trovato rifugio in Francia saranno estradati. Lo ha dichiarato ieri il primo ministro francese Lionel Jospin, che ha voluto in questo modo porre immediatamente fine alle polemiche nate dopo l'allarme dato nei giorni scorsi dallo stesso Scalzone. La Francia, ha detto Jospin, "non ha dato e non darà corso a nessuna richiesta di estradizione". Jospin lo ha assicurato in una lettera inviata a Jean-Jacques de Felice, avvocato di uno degli 11 ex militanti dell'estrema sinistra che lunedì avevano scritto al presidente Jacques Chirac e a Jospin chiedendo il riconoscimento ufficiale della loro presenza legittima sul territorio francese.
Il premier socialista impegna il suo governo a trovare il modo per evitare che l'applicazione degli accordi di Schenghen sulla libera circolazione delle persone si trasformi in un boomerang per i fuorusciti italiani che rischiano altrimenti di essere rispediti in Italia.
Dal canto suo, Scalzone ha confermato quanto aveva dichiarato nei giorni scorsi, sostenendo che il Guardasigilli Giovanni Maria Flick aveva preso accordi con il governo francese per avviare l'estradizione dei rifugiati: "Confermo che funzionari ministeriali hanno ripetutamente detto in forma semiufficiale ai nostri avvocati, che nella lunga serie di incontri a livello tecnico e politico, finalizzati alla messa in opera dell'integrazione poliziesca e giudiziaria tra i paesi di Schengen, uno degli argomenti usati per chiedere alla Francia un segno di dedizione allo spirito di Schengen, è stato proprio il ventilare, se non l'imminenza, l'orizzonte prossimo di una misura di amnistia o di indulto".
"Beninteso - ha aggiunto Scalzone - questa misura è di competenza del Parlamento, ma ciò che avevo detto e ribadisco è che il dicastero di Grazia e Giustizia italiano era, comunque, all'origine di questo tipo di pressioni. Non ho mai pensato che il ministro Flick - conclude - annunziasse alcunchè, anche perchè, nel motivare il no al permesso di tre giorni per Toni Negri, il giudice di applicazione delle pene di Roma, aveva detto chiaramente che ''nel periodo intercorso tra la sua costituzione e oggi, sono cadute le illusioni circa un imminente provvedimento di indulto''".
Sulla vicenda si è espressso anche il presidente del Comitato parlamentare Schengen, Fabio Evangelisti. Con l'ingresso dell'Italia negli accordi sulla libera circolazione in Europa, quello che cambia, sostiene Evangelisti, "non è la situazione di diritto degli ex militanti di estrema sinistra in Francia, che restano semplicemente dei fuorusciti, ma quella di fatto". Questo perchè Schengen vuole dire anche "cooperazione tra le polizie e i rifugiati italiani risultano a tutt'oggi ricercati e in quanto tali, i loro nomi compaiono nella banca dati del Sis, il sistema informativo di Schengen, dove sono contenuti i dati relativi alle persone ricercate o indesiderate. Quindi gli accordi di Schengen - conclude - pur rendendo più facile individuare queste persone, non modificano in alcun modo la loro posizione di diritto". [r. i.]