La Stampa - 12.03.98

WB01343_.gif (599 bytes)


Flick: indulto "caso per caso"

Il ministro alla Camera: entro un mese e mezzo il piano anti-prescrizioni

"Lo Stato non può offendere le vittime"

ROMA. La decisione sull'indulto da concedere ai detenuti per terrorismo spetta al Parlamento, ma la linea del governo è contraria a "soluzioni generalizzate e indiscriminate". Nessuna opposizione, invece, all'esame individuale - "caso per caso" - delle diverse situazioni. Lo ha detto il ministro per la Giustizia Giovanni Maria Flick, rispondendo alla Camera a una interpellanza presentata da Mauro Paissan e Paolo Cento. Nel corso della mattinata, sempre rispondendo ai deputati, il Guardasigilli ha toccato altri argomenti, annunciando un "faccia a faccia" con il collega svizzero per dirimere la questione delle rogatorie internazionali, bloccate da Berna. Si è parlato anche del rischio prescrizioni: il ministro ha annunciato la nomina di un gruppo di studio e la presentazione di una "bozza" entro i prossimi quarantacinque giorni.

INDULTO. "L'adozione di specifici provvedimenti individuali - spiega Flick - esprime un'elevata attenzione e sensibilità verso le ragioni del reinserimento sociale e del superamento di una fase storica e drammatica quanto, per fortuna, da tempo esaurita". Una linea che, secondo Flick, esprime anche "altrettanta, doverosa attenzione per le vittime e i loro parenti, i cui diritti non potrebbero essere adeguatamente tutelati da un provvedimento di portata generale". Il Guardasigilli ha poi precisato la situazione delle 212 persone attualmente detenute per terrorismo: 166 sono condannate per fatti di sangue e 91 di esse all'ergastolo, di cui 15 per strage. Inoltre sono 71 i detenuti in semilibertà, 9 dei quali condannati all'ergastolo, di cui 2 per strage. In particolare, dei 39 ammessi al lavoro esterno, 21 sono stati condannati all'ergastolo e quattro per strage. Il ministro ha comunque ribadito che il governo "non ostacolerà il perfezionamento della volontà parlamentare che su questa materia impone un dibattito approfondito e un ampio raccordo tra le forze politiche, ben al di là della maggioranza di governo".
PRESCRIZIONI. Tra un mese e mezzo un gruppo di lavoro del ministero della Giustizia sarà in grado di fornire una relazione sulle "tematiche sostanziali e processuali della prescrizione". Il gruppo di lavoro, ha detto Flick, è presieduto dal direttore generale degli Affari penali, e "si avvale del lavoro già svolto dalla commissione Conso e dalle iniziative parlamentari all'esame delle Camere".

ROGATORIE. Flick incontrerà il ministro della Giustizia svizzero il prossimo 26 marzo. Sul tappeto, la questione delle rogatorie. "Il ministero - ha detto Flick a Montecitorio - ha costantemente e reiteratamente sollecitato le autorità straniere ed in particolare quelle elvetiche a svolgere l'attività richiesta con rogatorie ogni volta che in questo senso vi sia stata una segnalazione da parte dell'autorità giudiziaria precedente". Il guardasigilli ha poi rivelato che l'ufficio federale della polizia svizzera ha chiesto chiarimenti su altri due episodi che riguardano l'uso delle rogatorie in violazione del "principio di specialità": nelle indagini su Attilio Pacifico e Cesare Previti, e nel procedimento contro Pierfrancesco Pacini Battaglia. Il ministro, inoltre, ha detto di aver chiesto alle procure di Roma e Milano informazioni su alcune rogatorie trasmesse alle autorità spagnole che potrebbero aver violato le convenzioni internazionali.

COLOMBO. L'intervista di Gherardo Colombo al Corriere della Sera "era lesiva dei doveri di riserbo e correttezza cui ogni magistrato è tenuto". Così il Guardasigilli, rispondendo a un'interpellanza dei ccd Casini e Giovanardi, ha motivato l'azione disciplinare da lui ordinata contro il pm milanese. Le parole di Colombo, ha detto Flick, "non sono riconducibili a una legittima manifestazione del pensiero, perché eccedono i consentiti confini deontologici e istituzionali: ciascuno dei poteri dello Stato ha diritto alla propria autonomia e al rispetto reciproci. Quando l'equilibrio fra i poteri si rompe - ha sottolineato -, quando chi ha responsabilità istituzionali non discute di atti, ma delegittima i ruoli, ne può conseguire il logoramento del sistema di garanzie e della reciproca indipendenza dei poteri". Il ministro ha comunque ribadito "l'impegno e le capacità di Colombo, che rendono non condivisibili alcuni giudizi offensivi sulla persona e sulle qualità professionali del magistrato. Anzi, la classe dirigente deve porsi il problema di quanto ancora resti da fare per affermare la cultura della legalità". [r. i.]

WB01343_.gif (599 bytes)