La Stampa - 13 agosto 1997
Di Pietro: l'indulto solo a chi non ha ucciso. L'ex magistrato lancia una nuova proposta: si può perdonare il rivoluzionario ma non l'assassino. Buttiglione: è giusto. Gasparri: forse spera di beneficiarne
ROMA. Di Pietro rilancia la proposta di un indulto a favore dei terroristi degli Anni di piombo, ma solo per coloro che non si sono macchiati di reati di sangue. "Si può perdonare il rivoluzionario, non l'assassino - scrive l'ex pm nella sua rubrica sul settimanale ''Oggi'' -. Bisogna distinguere fra chi si è macchiato di gravi delitti e gli altri. Il sangue versato non si può cancellare".
"Va bene uno sconto di pena - scrive l'ex magistrato rispondendo ad un lettore - a chi è stato condannato per aver portato avanti, tanti anni fa, un'ideologia terroristica o anche per aver commesso reati contro il patrimonio o le istituzioni, accecato da una spinta rivoluzionaria della cui follia oggi si sia reso conto. Ma, accidenti, gli assassini di tanti poliziotti, magistrati, giornalisti, politici e rappresentanti della società civile, perché devono essere premiati?".
"Perché - continua - devono ricevere premi ulteriori rispetto agli usuali sconti di pena previsti per gli assassini comuni? Ammazzare una persona per motivi ideologici produce forse meno conseguenze che farlo per una rapina? Insomma, a me pare che d'indulto ai terroristi ormai si possa anche parlare purché da tale beneficio vengano esclusi coloro che si sono macchiati del sangue di innocenti".
La proposta di Di Pietro ha trovato l'immediata approvazione di Rocco Buttiglione: "Per una volta possiamo dire che Di Pietro ha ragione - commenta il segretario del Cdu -. Noi abbiamo sempre detto di essere favorevoli a misure che prendano atto che il periodo dell'emergenza si è concluso, ma abbiamo anche sempre detto che perdonare è cosa diversa dal dimenticare. E dunque occorre sentire in primo luogo cosa ne pensano le vittime e le loro famiglie. Dal momento che escludendo i reati di sangue dall'indulto non ci sono più né vittime né famiglie rovinate, si può senz'altro procedere con una maggiore libertà nel concedere gli eventuali benefici".
Nettamente contrario, invece, il giudizio di Paolo Cento, uno dei firmatari delle proposte di legge sull'indulto già passate al vaglio della Commissione giustizia della Camera. "Mi sembra una proposta inutile e ipocrita - afferma l'esponente dei verdi -. Chi non sa, infatti, che la lotta armata, purtroppo, si è caratterizzata proprio per l'aver provocato vittime? E' un dato doloroso, ma un dato storico. Chi commise quei delitti, oggi è profondamente cambiato. La proposta d'indulto votata in Commissione vuole unicamente riequilibrare pene più dure che vennero inflitte in considerazione della natura ''terroristica'' del reato, rispetto ai reati comuni. Se si escludono i reati di sangue - conclude Cento - non ha senso l'indulto".
Sprezzante il commento di Tiziana Parenti: "Il discorso di Di Pietro sull'indulto è demagogico e superficiale. Molte delle persone che si sono macchiate di reati di sangue sono fuori da tempo, come Barbone. E poi Di Pietro non prende in considerazione chi, pur non avendo ucciso, ha indotto altri a farlo".
Addirittura feroce è invece il giudizio di Maurizio Gasparri: "Di Pietro si mostra possibilista verso l'indulto, pur escludendo bontà sua i reati di sangue, perché evidentemente pensa che in futuro potrebbe usufruirne anche lui. Noi restiamo contrari - dice il coordinatore dell'esecutivo di An - con o senza reati di sangue. Vedo invece con piacere che un indagato, potenziale imputato, ''apre'' all'indulto perché, evidentemente, sa che in un futuro più o meno prossimo potrebbe essere fra quanti ne beneficiano. Certo, esclude i reati di sangue, che non lo riguardano, anche se dopo le ultime esternazioni di Pacini chissà... ma poiché si sente dire che dopo gli ex terroristi potrebbe toccare ad altre categorie, magari proprio a quelle di Tangentopoli, questo suo interessamento non può che sembrare sospetto". [r. i.]