La Stampa - 20.05.1998

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"Fuga? Non ho soldi nascosti"

IL TERRORISTA ARRESTATO

L'ex br Maccari: in cella ci sarei andato da solo

' E ROMA stato un arresto preventivo. E così lui che aspettava di entrare in carcere si trova agli arresti domiciliari, mentre Gelli e Cuntrera (che del carcere non volevano proprio saperne), sono latitanti. "E sì, è davvero un paradosso - commenta amaro il detenuto preventivo Germano Maccari, ex-brigatista condannato a 30 anni per l'omicidio di Aldo Moro -; Gelli e i mafiosi scappano, io che non scappo sto agli arresti. A questo punto mi chiedo che altro serva per far capire che quella del terrorismo è una storia morta e sepolta, e che l'unica soluzione è un provvedimento di indulto".
Germano Maccari risponde dalla casa materna che da ieri mattina è diventata la sua cella, in attesa di entrare in uella vera di Rebibbia, probabilmente tra sabato e domenica. "In carcere ci sarei andato con le mie gambe - spiega l'ex-brigatista -, mi sarei costituito. Non avevo alcuna intenzione di fuggire, lo sapevano tutti, a cominciare dai magistrati e dai poliziotti che da una settimana mi seguono come ombre ogni volta che esco di casa, pure quando vado in farmacia per compare il latte per mia figlia".

Nonostante questo ieri mattina - l'ironia della sorte ha voluto che ciò accadesse nelle stese ore in cui si veniva a sapere della latitanza di Cuntrera e dei due sequestratori sardi - a Maccari è stata notificata un'ordinanza di custodia cautelare, arresti domiciliari, in vista della sentenza della Cassazione prevista per il fine settimana. "C'è scritto che in prossimità di quel verdetto è aumentato il pericolo di fuga, ma la cosa assurda è che la corte d'appello che mi ha condannato a trent'anni aveva sostenuto il contrario. Si sono rimangiati tutto. Che cosa è successo nel frattempo? Glielo dico io: è nata mia figlia, una bambina che ha meno di due mesi. Le sembra che uno che ha intenzione di darsi alla latitanza mette in piedi una famiglia dopo che per 15 anni, proprio perché sapevo che da un momento all'altro potevano venirmi ad arrestare, avevo evitato tutto questo?".

Germano Maccari è il "quarto uomo di via Montalcini", il brigatista che venne allo scoperto solo nell'ottobre del 1993. All'inizio negò tutto, ma poi, al processo, confessò la sua presenza nel covo dove le Br tennero in ostaggio per 55 giorni Aldo Moro. "Ho ammesso tutto, ho chiesto scusa alla famiglia del presidente; in passato, quando fui arrestato per altri motivi, avevo preso parte al movimento della dissociazione; sono uscito dalle Br il 13 maggio 1978, quattro giorni dopo l'omicidio di Moro, al quale io ero contrario. Adesso avevo ripreso a lavorare come volontario: che devo fare di più per dimostrare di essere un'altra persona?".

L'intenzione di Maccari, maturata prima dell'arresto di ieri, è quella di entrare in carcere, ottenere appena possibile i benefici previsti dall'ordinamento penitenziario, saldare tutti i conti con la giustizia. E riprendere al più presto la "vita normale" che ha tentato di costruirsi negli ultimi tempi. "Quello che più mi ha deluso e in qualche maniera mi offende - spiega - è l'idea che ancora i miei giudici non hanno capito chi sono. Io non sono Gelli, né un mafioso, né un sequestratore. Non ho i miliardi nascosti chissà dove". Ha invece una moglie e una figlia, Maccari, che vivono a Nepi, mentre lui ora è detenuto a Roma perché lì ha la residenza. "Avrei voluto passare gli ultimi giorni di libertà insieme a loro, e invece eccomi qua. Per colpa di Gelli, e di chi ancora pensava che mi sarei dato alla fuga con i poliziotti alle calcagna". [gio. bia.]

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