La Stampa - 27.12.97

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Scalfaro grazia 6 terroristi, è polemica

Il Quirinale ribadisce: nessuno di loro è stato coinvolto direttamente in fatti di sangue

Le vittime: se è una prova per l'indulto ci prendono in giro

di Francesco Grignetti

ROMA. Regalo di Natale per sei terroristi (cinque ex Brigate rosse, uno ex Avanguardia nazionale) che hanno ricevuto la grazia presidenziale. Nessuno dei sei ex terroristi è stato coinvolto direttamente in fatti di sangue. E subito, intorno a questo gesto di Scalfaro, si apre la polemica tra i favorevoli e i contrari.

Il Capo dello Stato ha firmato il decreto per Giovanni Di Lellio (semilibero, sarebbe tornato in libertà nel febbraio 2001), Claudio Cerica (lavoro esterno, fine pena nel 2001), Manuela Villimburgo (da 7 anni in libertà condizionale, avrebbe terminato la pena nel 2000), Carlo Giommi (in semilibertà, ridotta la pena di 3 anni e affidato al servizio sociale fino al 2001), Paola Maturi (in semilibertà, anche per lei 3 anni di riduzione e servizio sociale fino al 2004), Marinella Ventura (in semilibertà, 3 anni di riduzione e servizio sociale fino al 2003).

Sia al Quirinale, sia al ministero si sottolinea con forza come nessuno dei sei graziati di questi giorni fosse coinvolto in fatti di sangue. Che tutti hanno scontato lunghe pene detentive. E che ognuno di loro ha compiuto un "percorso di rivisitazione" critica. Alcuni si sono dissociati fin dal primo momento. Altri hanno risarcito il danno inferto alle vittime. Altri ancora hanno avuto comportamenti inappuntabili da semiliberi. Tra loro, c'è anche quel Claudio Cerica che, dopo lunghissima latitanza in Francia, era rientrato in Italia e aveva preso a vivere una sua routine finché non trovò un passaporto e non lo riconsegnò alla polizia. Così finì in cella con la prospettiva di una lunga pena da scontare.

I sei, come s'è detto, non erano terroristi di prima grandezza. Tre vengono dalla colonna romana delle Br, due dalla colonna veneta, uno dall'eversione di destra. Cerica, autonomo veneziano, fu anche inquisito (e poi prosciolto) per il sequestro e l'omicidio dell'ingegner Giuseppe Taliercio, presidente del Petrolchimico di Porto Marghera. Paola Maturi, infermiera della Br romane, aveva preparato un'infermeria di emergenza per i terroristi. E' stata condannata per concorso morale nell'omicidio del vicequestore Sebastiano Vinci e nel ferimento dell'allora vicequestore Nicola Simone. Marinella Ventura, infine, esponente della colonna veneta delle Br, condannata per concorso morale per gli omicidi del dirigente Montedison Sergio Gori e del vicecapo della Digos Alfredo Albanese: deve la grazia anche al fatto che in carcere vive con i figli piccoli.

Ma questa inattesa decisione del Quirinale ha scatenato un diluvio di reazioni. Si sono immediatamente riaccese le polemiche tra favorevoli e contrari all'indulto per i terroristi. In buona sostanza, i favorevoli plaudono perché vedono avvicinarsi il perdono generale o quantomeno la grazia per Adriano Sofri e compagni. Il tutto con l'ipotesi di un'amnistia per i reati di Tangentopoli sullo sfondo. I contrari insorgono esattamente per bloccare queste medesime eventualità.

Si registrano così interventi favorevoli di Giovanni Pellegrino, pds, presidente della commissione Stragi; di Luigi Manconi, portavoce dei Verdi; Nichi Vendola di Rifondazione; Paolo Cento, Verdi; Adolfo Urso, portavoce di Alleanza nazionale; Alfonso Pecoraro Scanio, Verdi, presidente della commissione Agricoltura; Vincenzo Siniscalchi, avvocato e deputato della sinistra democratica; Marco Boato, Verdi, relatore alla Bicamerale sulla giustizia; Mauro Palma, dell'associazione "Antigone"; Lisa Foa, del comitato pro-Sofri "Liberi, Liberi". Praticamente un coro: è solo il primo passo. "Ora - dice Boato - approviamo la legge sull'indulto che da mesi è ferma alla commissione Giustizia della Camera. Ma è paradossale che si parli di una soluzione politica per Tangentopoli mentre c'è chi la considera prematura per gli anni di piombo a oltre dieci anni dalla fine dell'emergenza. La decisione di Scalfaro è uno stimolo positivo perché anche il Parlamento faccia la sua parte".

Più articolato e diffidente il giudizio dei contrari. Nessuno contesta apertamente i sei decreti di grazia. Alfredo Mantovano, neocoordinatore di An, solleva interrogativi: "Ma non spettava al Parlamento? Non vi è il rischio dell'arbitrio nel procedere a gruppi e a rate?". Secondo Mario Borghezio, Lega Nord, "non si mostra il minimo senso di comprensione verso i Serenissimi incarcerati per reati di opinione". Compatti i cattolici ex dc, del Polo e dell'Ulivo. Sergio Mattarella, capogruppo del ppi: "Bene la grazia per singole persone che non sono sono state responsabili di fatti di sangue. Sono e resto contrario all'indulto per com'era stato ipotizzato alla Camera". Rocco Buttiglione, segretario del Cdu: "I provvedimenti di clemenza sono giusti e opportuni, salvo i delitti contro la vita umana. In quei casi, non si può procedere senza il perdono dei familiari delle vittime".

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