La Stampa - 27.12.97

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"Così si insulta la memoria dei caduti"

I famigliari delle vittime: siamo sempre ignorati

ROMA. Molti preferiscono non commentare, come ad esempio i famigliari dell'ex presidente del Petrolchimico, Giuseppe Taliercio, o del maresciallo Oreste Leonardi, ucciso durante il rapimento Moro. Ed è difficile sondare il significato di questo silenzio, capire se considerano le sei grazie concesse da Scalfaro come una nuova offesa al loro dolore o se semplicemente non vogliono, parlando, riaprire una ferita che potrebbe riprendere a sanguinare.

Parlano, invece, coloro che fanno parte, o sono vicini, all'associazione dei parenti vittime del terrorismo. E le loro parole sono nella maggior parte dei casi una condanna netta.

"Grazie a Scalfaro per queste grazie - dice con sarcasmo la vedova del colonnello dei carabinieri Emanuele Tuttobene, ucciso dalle Brigate Rosse a Genova nel gennaio dell'80 -. Il nostro Presidente della Repubblica ci aveva ricevuto nel mese di ottobre e si era vantato in quella occasione di non aver mai firmato amnistie. Noi ci eravamo illusi che stesse dalla parte della giustizia, invece adesso prendiamo atto che non ha avuto scrupoli a concedere delle grazie che vanificano l'operato dei giudici e che sono un insulto alla memoria dei caduti".

La vedova del colonnello è davvero amareggiata e il fatto che le sei persone graziate da Scalfaro non siano state condannate per reati di sangue non basta a confortarla: "Come si fa a dire che non si sono macchiati di delitti? Per la gran parte delle vittime del terrorismo non si è ancora scoperto il nome degli assassini. Ancora oggi io non so chi ha ucciso mio marito. Non si può concedere delle grazie con una motivazione come questa. E' un tradimento, è un insulto alla memoria di quegli onesti che credevano davvero di servire uno Stato civile".

Appena un po' meno dura la presa di posizione della vedova di Fausto Dionisi, agente di polizia ucciso a Firenze nel '78: "Per noi non si può parlare di pacificazione, è difficile farlo quando si è vissuto un delitto sulla propria pelle. Siamo contrari a un indulto generalizzato. Forse si potrebbe valutare caso per caso, ma certo non ci fa piacere vederci calare dall'alto delle grazie come quelle che sono state concesse da Scalfaro. Ne abbiamo subite tante, subiamo anche questa. Quello che mi piacerebbe, è che che ci fosse altrettanta attenzione anche per noi famigliari delle vittime. Ecco, quello che chiederei, è una sorta di par condicio che, in ogni caso, arriverebbe ormai sempre troppo tardi".

Sul tema dell'attenzione nei confronti dei famigliari delle vittime insiste anche la figlia di Giovanni Farina, sorvegliante Fiat gambizzato nel 1979: "Scalfaro ha usato due pesi e due misure perché non ha mai mostrato altrettanta attenzione nei nostri confronti. Cossiga era venuto a spiegarci perché intendeva chiedere l'indulto per Curcio, Scalfaro non ha fatto nessun passo di questo genere. Non ha dimostrato nessuna sensibilità nei nostri confronti. Si presenta come un credente, ma non lo dimostra. Adesso siamo indignati. Forse ci sono delle ragioni politiche che hanno indotto Scalfaro a prendere questa decisione, ma noi ci sentiamo un po' presi in giro. I famigliari delle vittime del terrorismo vengono presentati come delle persone dalla memoria lunga e scomoda. Noi dobbiamo tacere e basta. Le istituzioni non solo non ci sono vicine, ma ci fanno anche gli sberleffi. Le persone che sono state colpite dai terroristi lo sono state in quanto erano considerate ''servi dello Stato''. Ma perché essere servi di uno Stato che poi ci tratta così?". [r. i.]

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