La Stampa - 29.12.97

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Scalfaro contro l'amnistia nel '99

Il Presidente sensibile all'allarme di Borrelli. Probabile una presa di posizione nel messaggio di fine anno

Il Colle favorevole all'indulto, ma non per Tangentopoli

ROMA. Nel dibattito acceso e delicato che si è aperto sull'amnistia e sull'indulto, c'è chi ha sollecitato Oscar Luigi Scalfaro a intervenire: al presidente della Repubblica è stato chiesto, da diverse parti e per motivi a volte opposti, di pronunciarsi sull'argomento. Il capo dello Stato - pur tenendo fermo un principio a cui non ha voluto mai rinunciare, e cioè quello secondo il quale l'amnistia e l'indulto sono oggetto di voti parlamentari - assai probabilmente, nel tradizionale messaggio di fine anno a reti unificate, accennerà a questi temi.

Ma già ora, dal Quirinale, trapelano alcune indiscrezioni. L'inquilino del Colle non ha condiviso la sortita del presidente della Camera Luciano Violante. Scalfaro, anche se considera da tempo che Francesco Saverio Borrelli ecceda nelle esternazioni politiche, trova corretto l'argomento sollevato dal procuratore di Milano per contrastare l'ipotesi di un'amnistia nel '99. Pure ad avviso del capo dello Stato, ventilando una soluzione di questo genere da attuare tra due anni, si corre il rischio di vanificare il lavoro dei magistrati impegnati nelle inchieste.

Ma c'è di più: il presidente della Repubblica agli interlocutori che in questi giorni hanno avuto modo di parlare con lui ha ricordato come anche da semplice parlamentare lui non abbia mai votato a favore dell'amnistia. Secondo Oscar Luigi Scalfaro, infatti, si tratta di un istituto sbagliato in sé, che danneggia la stessa dignità degli imputati, ai quali, in sostanza, non viene riconosciuto fino in fondo il diritto di essere giudicati. Diverso, a parere del capo dello Stato, è il discorso sull'indulto. A partire da questi presupposti è probabile che, nel discorso di fine anno a reti unificate, Scalfaro accenni al fatto che non vi è alcuna attinenza tra le questioni riguardanti gli anni di piombo e i fatti più recenti che riguardano Tangentopoli. Fatti, questi ultimi, per cui i processi in molti casi non si sono ancora svolti e le pene non sono state ancora espiate. Del resto, il capo dello Stato ritiene che il clima che si respira adesso non sia assolutamente più quello degli anni del degrado, ma è altrettanto convinto che vada verificato fino in fondo quale sia l'effettivo stato delle cose. A giudizio dell'inquilino del Colle, infatti, se è vero che non c'è più la corruzione di Tangentopoli, è anche vero che certi atteggiamenti propri della vecchia politica permangono. In questo senso, c'è da sottolineare che il presidente della Repubblica non ha fatto mistero, con chi di dovere, di non aver gradito il metodo usato per decidere certe recenti nomine.

Nel discorso di fine anno il capo dello Stato parlerà anche dei sei decreti di grazia da lui firmati. In televisione spiegherà agli italiani quali sono le ragioni che lo hanno indotto a compiere questa scelta. Ricorderà che i sei terroristi in questione erano persone che godevano già di un regime di semilibertà o che svolgevano un lavoro all'esterno del carcere. L'inquilino del Colle, per questo motivo, non ritiene di aver offeso i parenti delle vittime, a cui pure vanno la sua solidarietà e la sua comprensione. Comunque (il capo dello Stato forse ricorderà anche questo, nel suo messaggio) fonti vicine al presidente fanno notare che i provvedimenti di grazia sono stati calibrati in modo tale da non "espropriare" i giudici competenti, i quali possono decidere, per esempio, se affidare o no queste persone ai servizi sociali.

Le polemiche che sono state provocate dalla decisione di firmare i sei decreti di grazia hanno molto amareggiato il capo dello Stato.

I politici - è stato il ragionamento che ha fatto Scalfaro a questo proposito - possono ottenere facili applausi dicendo "no" a queste grazie, ma a volte occorre assumersi la responsabilità di compiere gesti come questi, anche se si rischia di andare incontro all'impopolarità. [m. t. m.]

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