Umanità Nova - 18.01.98

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Graziare per punire

A.F.

Il '97, ventennale del '77, si è concluso con un'emblematica grazia presidenziale per sei detenuti politici.

Prima di essere firmato da Scalfaro - lo stesso che appena dieci giorni prima aveva chiesto l'arresto immediato per dimostranti che attuano i blocchi stradali - tale provvedimento deve essere stato studiato a lungo nei suoi dettagli, soprattutto simbolici, dal ministro di Grazia e Giustizia che ha compiuto una oculata selezione: 3 uomini e 3 donne; 4 delle Brigate Rosse, un fascista di Avanguardia Nazionale e un ex-aderente all'Autonomia Operaia; nessuno dei quali condannato per affari di sangue e tutti con un residuo di pena da scontare.

D'altra parte la marginalità dell'atto di clemenza è oltremodo evidente dato che risultano ancora in carcere 218 detenuti (di cui altri 42 non implicati in fatti di sangue legati alle vicende dei cosiddetti "anni di piombo" e circa altrettanti sono i latitanti rifugiati all'estero; senza parlare dei prigionieri illustri quali Toni Negri e i tre esponenti di Lotta Continua (Sofri, Bompressi, Pietrostefani) che costituendosi si erano illusi di poter usufruire in tempi brevi di qualche riduzione di pena.

Riguardo il destino di queste persone, come ha più volte sottolineato lo stesso fantasma di Kossiga, sarebbero ormai mature le condizioni storiche per un'amnistia generalizzata, ma - in primo luogo per la non volontà politica del PDS - in Italia non si riesce ad intravedere neppure una timidissima misura di indulto in grado di chiudere politicamente il periodo dell'emergenza aperto un ventennio fa.

La valenza simbolica pedagogica del gesto di "generosità" compiuto da Governo e Presidenza della Repubblica è comunque apparsa ancor più chiara dalla lettura che stampa e TV hanno fatto dell'evento.

I giornali (il manifesto non escluso) hanno tutti disinvoltamente parlato dei sei graziati come di "terroristi" o "ex-terroristi"; senza neppure soffermarsi sul fatto che a questi non erano state imputate violenze e che almeno uno di loro, Claudio Cerica dei Collettivi Politici Veneti, non può essere assimilato al percorso della lotta armata clandestina.

La cosiddetta informazione televisiva - da parte sua non ha perso l'occasione per "illustrare" la notizia con filmati di repertorio riguardanti manifestazioni e scontri di piazza degli anni '70, contrabbandando una volta di più la coincidenza tra movimenti di radicale opposizione sociale e terrorismo. Teoria questa che, tra il '77 e il '79, vide la sua infame apoteosi per merito proprio di quel PCI che oggi, con la sigla di PDS, ha giustamente Napolitano quale ministro dell 'interno.

Anche costui ha voluto chiudere in bellezza l'anno con una altrettanto significativa presa di posizione, chiedendo al governo fascista turco di bloccare la fuga dei Kurdi verso l’Italia. Basta infatti aver sfogliato i rapporti di Amnesty International e le risoluzioni della stessa ONU sulla questione kurda e sul rispetto dei diritti umani in Turchia, per rendersi conto che l'intervento di Kapolitano equivale, per logica, ad aver invitato il regime nazista a fermare l'esodo degli ebrei dalla Germania.

Il bilancio del ministro "progressista" di polizia è peraltro degno di questo gran finale e vale la pena ricordarne alcuni atti, a futura memoria. In materia di immigrazione, oltre all'applicazione infame di una infame legislazione nel quadro del trattato di Schengen, non si può non ricordare l'atroce accanimento nei confronti dei profughi albanesi rimpatriati a forza e a tradimento con massiccio impiego di reparti in tenuta antisommossa; in simile clima da deportazione è successo anche che un albanese, sfuggito da uno dei campi di raccolta, è stato ucciso ad un posto di blocco da un poliziotto a cui, guardacaso, è partito accidentalmente un colpo di pistola per essere inciampato (possibile che non conoscano altra favola?!).

In materia poi d'ordine pubblico non si comprende proprio in cosa si sia mostrata diversa la gestione di centro-sinistra: lacrimogeni per i disoccupati a Napoli; sgomberi per gli studenti delle scuole occupate e interventi di forza nelle Università; cariche per gli antifascisti in piazza a Roma nell'anniversario dell'assassinio di Walter Rossi; repressione violenta per l'opposizione sociale a Bologna; chiusura e provocazioni per centri sociali occupazioni in varie città manganellate per gli antagonisti e gli antirazzisti a Mestre.... Persino due manifestazioni di solidarietà internazionalista, dopo la strage dei Tupac Amaru nell’ambasciata di Lima e il massacro degli Indios in Chiapas a Roma si sono concluse con cariche ed arresti. E in questo clima di pace blindata in cui i mass-media si accorgono dei metodi della polizia solo quando interviene contro gli onesti produttori di latte o quando i leghisti strillano d'essere repressi, s'inseriscono pure i rastrellamenti di presunti anarchici insurrezionalisti e operazioni contro gli spazi del movimento, come quella spropositata contro il Laboratorio anarchico a Milano - chiuso militarmente - e la perquisizione della storica sede anarchica di Trieste.

Ma questi, come al solito, sono fatti nostri.

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