Il Corriere della Sera - 19.05.98
V. Pos.
MILANO - Appelli. Ricordi. Convegni. Perché la ferita è aperta. Sono passati dieci anni, Enzo Tortora morì il 18 maggio del 1988. «Non permetteremo che venga usato come arma contundente contro questa o quella Procura», dice la sorella Anna. «C'è gente che è finita dentro "Mani pulite" e che cerca di prendere Tortora come una bandiera», insiste Dario Fo. E parlano i familiari, i vecchi amici. Anche se la novità, forse l'unica, arriva da una piccola piazza di Milano. Che è nel cuore della città, lungo corso Magenta, a due passi dal Cenacolo: da ieri si chiama «largo Enzo Tortora». Iniziativa che a lui, come dice la compagna Francesca Scopelliti, «sarebbe piaciuta molto».
E Milano ha ricordato Tortora con tre tappe. La prima: l'inaugurazione della piazza. La seconda: un incontro sulla giustizia nel carcere di San Vittore, in mezzo ai detenuti. La terza: un convegno, a Villa Reale, organizzato dalla «Fondazione internazionale per la giustizia Enzo Tortora». Con l'annuncio di un premio, ogni anno, per chi è rimasto vittima delle manette «e ha saputo reagire».
Il «largo Enzo Tortora», per cominciare. La cerimonia, i discorsi, gli applausi dei passanti. Riccardo De Corato, il vicesindaco, scopre la targa. Anna Tortora, sorella del presentatore, dice che «finalmente, anche se tardivamente, il Comune ha interpretato l'affetto e il sentimento che i milanesi hanno per Enzo Tortora». E così anche la compagna, Francesca Scopelliti, senatrice di Forza Italia: «Questa targa mi dà momenti di amarezza e di soddisfazione. La soddisfazione è perché adesso Milano si è ricordata di lui, dopo le dimenticanze delle giunte precedenti. L'amarezza è per il tempo che ci è voluto». Insomma: «Credo che Enzo sarebbe rimasto molto soddisfatto della scelta "stradale" del Comune. Nel "largo" non ci sono abitazioni, nessuno sarà costretto a cambiare l'indirizzo: particolare che Enzo avrebbe apprezzato. Vista l'antipatia per le perdite di tempo e di denaro».
Ci sono anche Franca Rame e Dario Fo. E lui, il premio Nobel, spiega che «il caso verrà ancora strumentalizzato»: «Pure la targa sarà trasformata in un papocchio, un polverone, per dire che "tutta la giustizia è uguale" e che "i magistrati sono poco credibili"». Perché, sostiene Fo, «ci sono inquisiti che usano Tortora per dimostrare la propria innocenza o l'eccessiva brutalità dei pm».
Al convegno di San Vittore tocca a Anna Tortora. Che conferma: «In questi anni c'è stata una bassa e volgare utilizzazione del caso Tortora. Ho visto gemellaggi osceni: mi riferisco a colletti bianchi che siedono in scranni importanti e si sono paragonati a Enzo». Per dirla tutta: «Tortora ha rinunciato all'immunità parlamentare. Si attendono imitazioni». Ma siamo al punto. A dieci anni dalla morte del fratello, Anna Tortora non vede «né la verità né l'autocritica»: «In questi giorni avrei voluto lasciare questo Paese per sconforto civico. Perché è caduto il silenzio, intervallato da archiviazioni e assoluzioni». La giustizia non c'è stata allora «e non arriva adesso».
E poi a Villa Reale. Per l'ultimo incontro della giornata. Francesca Scopelliti annuncia il «premio Enzo Tortora»: «La Fondazione ha avuto problemi economici. Ma ora potrà decollare, ci metterò una parte dello stipendio di parlamentare. Dobbiamo batterci, e ancora batterci. Perché l'uso disinvolto delle manette non è finito».