Il Manifesto - 17.04.98
GIAPPONE CRIMINALITA' GIOVANILE
Fa discutere la proposta di abbassare l'età della responsabilità penale. Un acceso confronto sull'abbassamento da 16 a 14 anni dell'età della responsabilità penale si è aperto in Giappone, in seguito a una serie di crimini particolarmente efferati commessi negli ultimi tempi da alcuni adolescenti.
Il quotidiano Le Monde ne riportava ieri i termini, mettendo in luce un paese lacerato, dove le persistenti difficoltà dell'economia e l'evidente incapacità del mondo politico a farvi fronte, hanno mandato in crisi anche il vecchio sistema di valori.
La catena di feroci episodi che hanno avuto per protagonisti alcuni ragazzi giapponesi è impressionante, ma colpisce ancora di più l'aumento degli atti di violenza commessi in generale dagli adoloscenti, in un paese che complessivamente resta con un tasso di criminalità tra i più bassi al mondo: 10.500 casi nel 1996 (secondo le ultime cifre pubblicate dal ministero dell'istruzione), con un aumento del 31% rispetto all'anno precedente. Di queste violenze, 1.550 erano dirette contro insegnanti. Nel 1997, la polizia ha fermato 153.000 giovani, dei quali il 55% aveva tra 14 e 16 anni. Cosa sta dunque accadendo? In un'intervista all'Asahi Shimbun, lo scrittore Ryu Murakami afferma di vedere nella violenza dei ragazzi la conseguenza delle contraddizioni tra un sistema di insegnamento fondato sulla competitività e il sacrificio per il raggiungimento di un obiettivo - valori propri del Giappone del dopo guerra - e l'edonismo consumistico esaltato dai media, di cui sarebbe specchio eclatante anche il fenomeno della prostituzione giovanile.
Disgustati dall'ipocrisia della società, oppressi dalla durezza del sistema educativo che sembra ancor di più fine a se stessa in un mondo dall'incerto futuro, consapevoli del riaprirsi di una frattura sociale che sembrava ricomposta per sempre, gli adolescenti giapponesi si rivoltano. Sempre meno con rabbia, sempre più con odio e violenza, che portano con sé cinismo e indifferenza all'altro.