Il Manifesto - 23.04.98

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'77 LA DIGOS SI DIFENDE

L'ultima bugia su Giorgiana Masi

Il "Messaggero" riesuma un rapporto che accusa dell'omicidio il fratello di Mara Nanni. Che non potrà mai discolparsi

- M. D. C. - ROMA

L a notizia voleva essere forse rassicurante: "Giorgiana Masi fu uccisa dall'arma di un autonomo". Ma è un colpo basso, fuori tempo massimo e fuori bersaglio. Lo tira "Il Messaggero", con grande rilievo in prima pagina. Ricordiamo brevemente: Giorgiana fu uccisa da un colpo di pistola alla schiena il 12 maggio del '77 a Ponte Garibaldi, a Roma. Fuggiva, come tanti altri ragazzi, inseguita dalla polizia che caricava e sparava, come testimoniano decine di persone e foto. Foto che immortalavano agenti della Digos in borghese, travestiti da "autonomi" come aveva voluto Cossiga, i quali, pistole alla mano, "si davano da fare" negli scontri. Nessun dubbio su chi avesse ucciso Giorgiana: data la dinamica del fatto, non poteva che essere stata la polizia. E in tanti puntarono l'indice in direzione di quegli "agenti speciali" che tutti avevano visto in azione.

Qualche anno fa il neofascista "pentito" Angelo Izzo provò a scaricare questo pesante masso dalla coscienza della Digos, facendo il nome di Andrea Ghira (pure lui condannato per il massacro del Circeo del '75) come possibile autore dello sparo mortale. Colpevole ideale: latitante da sempre, autore di uno stupro collettivo conclusosi con un omicidio riuscito e uno scampato per un caso, era un fantasma che poteva essere accusato di qualsiasi cosa. Poi l'ipotesi cadde: forse era un po' eccessivo pensare a un neofascista ricercato da due anni che, sotto gli occhi della polizia, spara per puro sfregio "contro una femminista".

Oggi la Digos - l'unica grande imputata per un omicidio che fece grandissimo scalpore in un anno pure segnato da numerose morti nelle strade - afferma in un suo "rapporto segretissimo", ormai noto da qualche mese ma riesumato come "scoop" ieri dal quotidiano romano, di aver "scoperto" chi esplose il colpo assassino. E chi mai poteva essere? Ma un "autonomo" naturalmente, e per di più fratello di una brigatista (Mara Nanni, allora già detenuta). E l'arma? Quella "potrebbe" essere stata ritrovata in un covo brigatista. Quale arma, in quale "covo", in quale città? "Questo lo ignoro", direbbe Gassman.

La dinamica dell'uccisione - secondo questa versione - risulta a dir poco incomprensibile. Uno dei manifestanti, correndo nella stessa direzione di Giorgiana Masi e inseguito anch'egli dalla polizia che sparava, avrebbe a sua volta esploso dei colpi in direzione dei suoi compagni e non - come sarebbe ipotizzabile - nella direzione opposta.

Ma c'è qualcosa di peggio in questa ricostruzione contenuta nel "rapporto segretissimo". Il fratello "autonomo" di Mara Nanni risulta sconosciuto come militante politico ai vari "autonomi" dell'epoca. Ma, soprattutto, è morto. L'eventuale smentita della sorella sarebbe doppiamente "debole" agli occhi della stampa; un po' perché è un'ex brigatista, un po' perché già in carcere. Insomma: un altro "perfetto colpevole" per un assassinio che centinaia di testimoni attribuiscono da allora ai poliziotti di Cossiga.

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