Il Manifesto - 23.04.98
GIORGIANA MASI MEMORIA
Cronista in piazza Navona, nel '77, testimone di quel che accadde
P er quel che può servire, chi scrive può fornire una testimonianza di quel che accadde il giorno che Giorgiana Masi fu assassinata, il 12 maggio 1977. Andammo a quella manifestazione, noi del "manifesto", abbastanza tranquilli perché, anche se sapevamo della proibizione del ministro degli interni Cossiga, la cosa era indetta dai radicali. E certo non erano i radicali, né quelli che presumibilmente sarebbero andati a rievocare la vittoria del divorzio, quelli che avrebbero tirato fuori bazooka o pistole. E così era in piazza Navona, dove s'infilavano, tra file cilene di poliziotti armatissimi, signori per bene e giovanissimi, ignari della tagliola.
Che scattò quasi subito, ci furono manganelli e corse furiose, finché Stefano Bonilli e io, e c'era anche Tano D'Amico, ci trovammo inginocchiati dietro una macchina, una millecvento Fiat mi pare, parcheggiata su corso Vittorio, dalla parte di piazza Navona, di fronte al grande spazio di piazza della Cancelleria. Attorno a noi la polizia, e in fondo alla piazza ragazzi che correvano da un lato all'altro e che tiravano sassi. In un gruppetto di poliziotti in divisa vedemmo un tipo con una maglietta bianca attraversata da una striscia nera, il quale venne al nostro fianco, si inginocchiò a sua volta, appoggiò le braccia al cofano della millecento, e solo allora vedemmo che impugnava una pistola, sentimmo dei colpi sordi e capimmo impallidendo che il tipo aveva preso la mira e stava sparando contro i ragazzi là in fondo. Strisciammo via pian piano, forse ci aveva presi per colleghi, Tano scattò e il giorno dopo la celebre foto era sul "Messaggero", e il giorno dopo ancora sul "manifesto".
Poi Bonilli tornò al giornale a raccontare l'incredibile fatto, mentre io mi avviai verso Ponte Garibaldi, dove l'attacca-e-fuggi si era progressivamente spostato. Arrivai che all'inizio del viale Trastevere lampeggiavano le ambulanze e i blindati e un gruppo di poliziotti rimetteva sul fianco un'auto, dopo averla già rimessa sulle ruote, perché il "Tg1" potesse riprendere la scena. Qualcuno mi disse che una ragazza era stata uccisa, colpita alle spalle, mentre fuggiva sul viale.
Colpita alle spalle. Certo, tutto è possibile: che l'"autonomo" uccisore sparasse dalla parte della polizia verso i ragazzi, o che quello che vedemmo non fosse un poliziotto, ma solo un buon amico della Celere. E' possibile anche che Pinelli si sia suicidato. Ma chi ci crede?
(pierluigi sullo)