La Repubblica - 03.12.97
"Eravamo solo dei comunisti senza alcun mistero dietro" Parla l'ex terrorista: "Da tre anni lavoravo fuori dalla cella, per me non cambierà molto"
di LUCA FAZZO
MILANO - L'ordinanza dei giudici milanesi che ha dato la semilibertà a Mario Moretti sembra anch'essa, in un modo o nell'altro il segnale, il sintomo della fine di una stagione. Un segnale che si incarna nella figura di quest'uomo ormai non più giovane, i capelli e i baffoni imbiancati, che ogni sera risale le scale verso una sua pace domestica, la grande casa col vasto terrazzo, al settimo piano di un palazzo residenziale della periferia, verso sua figlia e la sua compagna: e solo lui sa quanto sia uguale o diverso dall'uomo che la mattina del 9 maggio 1978, vuotando il caricatore della Skorpion su un Aldo Moro rassegnato e stremato, catapultò l'Italia nel periodo più buio della sua storia repubblicana. Se l'aspettava, Moretti?
"Beh, davanti al tribunale anche la Procura si era dichiarata d'accordo. Era stato molto duro, il procuratore generale: aveva dato giudizi sulla nostra storia molto pesanti, anche per me che di giudizi pesanti ne ho sentiti parecchi. Ero un po' preoccupato, insomma... Però alla fine ha detto: questa è la storia di quegli anni, ma noi dobbiamo occuparci di Moretti di oggi. E la sua posizione processuale, le relazioni sui suoi comportamenti e tutto il resto ci dicono che ha diritto alla semilibertà".
È possibile che la notizia non susciti solo reazioni positive. "Io non vedo lo scandalo, già da quasi tre anni uscivo a lavorare, ho avuto diversi permessi. Dal punto di vista personale il cambiamento non è grandissimo, potrò passare a casa a cambiarmi la camicia prima di tornare in carcere... A me, comunque, basterebbe che questa non diventasse l'occasione per rilanciare per l'ennesima volta la faccenda dei ''misteri'' del caso Moro o delle Br. Io sono convinto che chi ancora insiste su questo tasto ormai non sia più in buona fede, e credo anche che prima o poi se ne dovrà vergognare. Per chi vuole capire davvero, la situazione è molto semplice: non c'è un solo brigatista, e ce ne sono decine e decine che hanno parlato, a dire che esisteva alcunché di oscuro nella vita e nelle attività delle Br in genere e nel caso Moro in particolare. Mi dispiace per i dietrologi di professione, ma di questa storia ormai si sa tutto. Vanno avanti da vent'anni con la favola che in via Fani c'erano due tizi in moto, peccato che nessuno, né pentiti né dissociati, questi due misteriosi personaggi con la moto li abbia né visti né conosciuti. Su, piantiamola lì".
Con la sua uscita in semilibertà, comunque, si chiude un' era: lei era l'unico dell'operazione Moro ancora detenuto.
"Ripeto che sono un po' stupito che questa venga considerata una notizia. Comunque sì, credo che siamo tutti fuori, è uscito anche Rocco Micaletto. L'unica eccezione credo che sia Alvaro Lojacono che è detenuto in Svizzera (essendo cittadino elvetico non è stato estradato e sta scontando l'ergastolo in patria, ndr). D'altronde si sta muovendo qualcosa anche negli altri settori degli ex brigatisti, so che anche Giovanni Senzani (leader del ''fronte delle carceri'', irriducibile fino a poco fa, ndr) è uscito in permesso, anche il suo gruppo è in una fase di riflessione, accetta i benefici di legge. Insomma, mi sembra stiano maturando i tempi per parlare in modo razionale di cosa ha significato davvero la presenza delle Br in questo paese. Io sono pronto a farlo, purché si discuta di quello che le Br sono state: un' organizzazione comunista, con i suoi sbagli, le sue responsabilità enormi, ma un'organizzazione comunista. Nient'altro. Siamo stati inquisiti da gente come Caselli, Violante, Spataro. Se avessero intuito che c'era dietro qualcosa di ambiguo, crede che avrebbero lasciato perdere, fatto finta di niente?".
Il tribunale sembra poco convinto dei suoi sentimenti verso le vostre vittime.
"Io ho grande rispetto e pudore dei sentimenti. Non credo alle emozioni esibite, ognuno elabora il proprio dolore come vuole e con chi vuole. Il grande rispetto che porto ai parenti delle vittime di tutte le parti io lo esprimo con la riservatezza".