La Repubblica - 25.10.97
"Ma quale caduta è stato un omicidio". "Su Pinelli furono gravi le responsabilità di Calabresi"
MILANO (c.b.) - "Ma quale malore! Ma quali torture psicologiche! Giuseppe Pinelli è stato ucciso. E' stato un omicidio. Solo chi non l'ha mai conosciuto, come il signor Folena, come l'esperto Folena, può credere alla pagliacciata dell'inchiesta condotta dal giudice Gerardo D' Ambrosio, secondo cui Pinelli si sarebbe sentito male e quindi sarebbe caduto dalla finestra della Questura di Milano". Pietro Vapreda reagisce duramente all'intervista rilasciata ieri a Repubblica dal responsabile del Pds per i problemi della giustizia, Pietro Folena, che sostenendo la battaglia per la grazia a Sofri, Bompressi e Pietrostefani, ha riaperto la discussione sulla tragica morte dell'anarchico milanese, elogiando l'operato del commissario Luigi Calabresi. Valpreda, lei conosceva bene Pinelli, perchè esclude totalmente la possibilità del malore?
"Pinelli è stato trattenuto in Questura 72 ore, il doppio di quanto la legge consentisse. Ma in quei tre giorni non è stato tenuto sotto interrogatorio. E' rimasto tranquillo, seduto su una sedia. Poteva telefonare a sua moglie, cosa assolutamente impossibile all'epoca per tutti i fermati. Licia Pinelli andò a trovarlo, portandogli anche una busta. Stava benissimo. Era andato in Questura da solo, in motorino. E non subì tre giorni di torture psicologiche, come può sostenere solo chi non conosce gli atti".
Cosa accadde allora in Questura prima del volo dalla finestra?
"Non lo so. Io so solo che Pinelli entrò vivo in via Fatebenefratelli per uscirne 72 ore dopo cadavere. L'ultimo giorno, alle 9 di sera, accadde qualcosa. Non so cosa, altrimenti riuscirei forse a spiegarmi tutta la vicenda di piazza Fontana. Ma certamente Pinelli era uno che non si sarebbe mai ammazzato. Non era uno sprovveduto. Era uno che aveva fatto il partigiano a 15 anni. E poi aveva due bambine, Silvia e Claudia. Anche se fosse stato sotto pressione, al limite della sopportazione, pensando a loro non si sarebbe mai ucciso. Lo sa bene chi lo conosceva. E lo sa bene la moglie Licia".
Folena dice che "il Paese deve rendere omaggio a Luigi Calabresi, come merita un servitore dello Stato di grande sensibilità sociale, un uomo coraggioso e leale". "Mi sembra che Folena esageri un po' troppo con le belle parole. Calabresi era il capo della polizia politica. Non era fisicamente nella stanza quando Pinelli venne ucciso. Ma aveva certo una grande responsabilità".
Lei partecipa alla battaglia per la grazia a Sofri, Bompressi e Pietrostefani?
"Io sono un anarchico individualista. Non credo nello Stato e nelle sue leggi. Tantomeno credo nel presidente della Repubblica. Ma se c'è da firmare perchè escano di galera, certo che firmo".