La Stampa- 09.03.98

WB01343_.gif (599 bytes)


Caso Moro, accuse a Andreotti

"Distrusse documenti del piano Paters". Chiesta autorizzazione a procedere. L'ex presidente: una vicenda ridicola

ROMA. Un nuovo "giallo" sulla vicenda Moro. E nuovi guai per Giulio Andreotti. Il tribunale dei ministri di Roma ha infatti inoltrato al Senato la richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti dell'ex presidente del Consiglio nell'ambito dell'inchiesta sul piano antiterrorismo "Paters", un piano che forse avrebbe potuto portare alla liberazione dell'ostaggio, ma che non fu attivato durante il sequesto dello statista democristiano. L'accusa ipotizzata sarebbe di "distruzione di documenti".

Dell'esistenza del piano "Paters" si era venuti a conoscenza solo nei mesi scorsi, grazie a una notizia di agenzia che ne rivelava, tra l'altro, alcuni risvolti inquietanti.

Secondo questa fonte, sulla copertina del piano c'era un appunto scritto a mano: "Il 26 marzo 1978 il ministro Cossiga ha consegnato al Presidente il Piano Paters edizione 1978". E sulla prima pagina del documento qualcuno aveva annotato una frase "scottante", quella che ha dato il via all'inchiesta: "Capo di Gabinetto. Il Presidente ha detto di farlo sparire. Dire che non si trova".

Perché quel piano doveva essere distrutto? Forse perché rivelava l'esistenza di infiltrati nelle Brigate Rosse oppure rapporti "illegali" dello Stato con strutture occulte? Cossiga, durante un'audizione davanti alla Commissione Stragi, smentì (ironizzando) queste illazioni. "Era solo un progetto di piano", disse. E invitò a leggerlo prima di avanzare ipotesi allarmanti.

Chi lo ha letto conferma ora che il piano Paters non conteneva rivelazioni "scottanti". Lo definisce anzi come un "piano antiterrorismo molto sofisticato, preciso fin nei minimi dettagli, che prevedeva strutture operative periferiche e centrali, e la costituzione di gruppi di pronto intervento altamente specializzati. Questi nuclei dovevano disporre di elicotteri e auto con apparecchiature particolarmente sofisticate. Il piano, inoltre, prendeva in considerazione anche il rischio di scontri a fuoco con i terroristi e prevedeva addirittura un nucleo di assistenza sanitaria con medici militari e autovetture attrezzate per soccorrere i feriti".

Secondo l'ex presidente della commissione Difesa della Camera, Falco Accame, la messa in atto del piano Paters avrebbe portato alla scoperta del covo brigatista di via Gradoli. Ma allora perché il piano non fu attuato? E, soprattutto, perché quell'appunto sulla prima pagina del documento afferma che Andreotti aveva dato ordine di distruggerlo? E' proprio quello che vogliono sapere gli inquirenti dall'ex presidente del Consiglio.

Andreotti ha definito "ridicola" l'intera vicenda. "In questa storia - ha detto Andreotti - figura che il mio capo di gabinetto nel 1979 avrebbe ordinato la distruzione della bozza di questo piano. Risulterebbe che sarebbe stato Cossiga a consegnarmi il documento nel giorno di Pasqua del '78, nei giorni cruciali del sequestro Moro... Ma io non ricordo nulla di tutto ciò, capirà in quei giorni... E se mai ho avuto i documenti, altro non erano che una bozza; al Viminale c'erano almeno quattro o cinque copie. Ma, secondo me, tutto si chiarirà facilmente".

Il presidente della Giunta per le autorizzazioni a procedere del Senato, il leghista Marco Preioni, ha detto che il materiale riguardante l'inchiesta sarà distribuito nei prossimi giorni ai componenti della Giunta.

[r. i.]

WB01343_.gif (599 bytes)