L'incontro.

Ho un nuovo anello al dito. L'ho trovato per caso su una pista da skate. Ho anche un nuovo bracciale. È un elastico, in realtà. Ma chi me l'ha dato è una persona molto equilibrata. Ha un nome - Mora. Ieri mi ha detto che è mia amica, mi vuole bene. È  stanca di persone che si riducono ad assentarsi da sé per il bisogno di ritrovare una fanciullezza negata.
Ora basta! Ho bisogno di persone decise, in grado di compiere un gesto estremo, se necessario a un obiettivo o, al limite, in sé, anche se non ha senso.
Sì! ma perché io?
L'ho conosciuta anni fa: giovane sicura della sua strada, che l'ha portata per strada a scollettare, fra un gregge di pecore a transumare per i monti d'abruzzo, a rapinare anziani, per tornare ancora sulla sua strada - sempre la stessa - perché una laurea serve e non cambia niente.
La stessa energia di sempre. La stessa sicurezza necessaria a una scelta - una qualsiasi. La stessa energia vitale, danzereccia, di chi tempo fa mi rimproverava una vecchiezza precoce che mal s'addice a chi è l'amante ideale.
Ma ideale non sono mai stato.
Ho una carne, una pelle che cerca costantemente la carezza perfetta, quella che alcun profumo può avvicinare.
Energia vitale, tristissima - comprendo il tuo cuore -, di chi crede e pretende che tutto sia rispondente alla propria logica, tradendo il proprio desiderio, che è ricerca, perciò cosciente dell'errore.
Ci vediamo domani, al duomo, alle 4 e 1/2?

Un appuntamento non cercato né voluto - col senso di colpa che t'impone un sì!
Nei suoi occhi una gioia spicciola, bastante a elemosinare una cena frugale e un misero bicchiere di pessimo vino.
E io chi sono? perché dovrei accettare un invito così spudoratamente vuoto?
Ma l'ho accettato. "Mirabilia: ancora mi sfiora la luce!" - avrei detto un tempo, quando uno sgarbo non era che brezza leggera, e un incontro, comunicazione di sapienza. Ma oggi, quando so che tutto è furto, che un assassinio è la minore blasfemia, non posso altro che dire "perché io?".
Al duomo c'eri, e ci sono venuto anch'io.
Mi hai seguito qui, sulla mia poltrona e mi guardi con gli occhi sbarrati - un sottile ancora respiro.
Piacevole discutere con te di Gozzano - il tuo poeta preferito; leggere e capire i tuoi versi, i tuoi scritti - comprenderti. Piacevole il tuo profumo umido di muschio  fresco.
Niente se confrontato al tuo stupore di quest'attimo, l'ultimo.
Niente.
Tutto, questo fremito che sghiaccia quest'acciaio molato e mi scalda di scuro rosso la mano.
Tutto, 
questo tuo ultimo respiro, 
ch'è il mio primo bacio.

 

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