![]() PRIMA DEL MAGGIO |
Siamo precari, atipici, parasubordinati, interinali. Siamo in formazione lavoro, a termine, in apprendistato. Siamo in affitto e a scadenza. Le imprese ci ingoiano, ci intimidiscono, sconvolgono i nostri affetti e tempi di vita, occupano le nostre menti e poi ci sputano via quando le convenienze finanziarie lo richiedono. Siamo la maggioranza di quelli che entrano nel mercato del lavoro. Ma non abbiamo voce. Non esistiamo. La nostra condizione è oscura, è subita in silenzio, da soli. Il mercato del lavoro oggi tira, e molto. Ci sono sempre nuovi uffici e centri commerciali e direzionali da riempire di nuovi schiavi dell'industria dei servizi e della comunicazione. Siamo in piena occupazione. Ma il precariato avanza e il reddito ristagna. Un nuova generazione nelle fabbriche e nelle catene commerciali ha cominciato a scioperare. I tempi sono propizi per lanciare una campagna di riequilibrio dei rapporti di forza sul lavoro e di redistribuzione massiccia del reddito. Le casse sono piene di capitali accumulati in quindici anni di crescita delle borse, a colpi di fusioni e acquisizioni. E' il momento buono per farla finita con la ricattabilità, è l'ora giusta per costruire con il conflitto diritti esigibili collettivamente. Più soldi, meno ore, questa è la flessibilità che rivendichiamo. Per questi e mille altri motivi lanciamo un appello per una MayDay Parade, una parata musicale pomeridiana del Primo Maggio con camion, biciclette e soundsystem che si snoda attraverso Milano, in un clima di festa liberatoria e di irrisione delle forme di sfruttamento nei nuovi lavori. |