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From jaromil <jaromil@dyne.org>
Date Sun, 20 Jun 2004 18:10:08 +0200
Subject [hackmeeting] [cyber~rights] Totti e le altre vittime del medio-attivismo.

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ue'

credo che interessi a qualcuno anche qui questa bella mail di ferry.byte

ci si vede al trans.hackmeeting!!!

ciao :)

- ----- Forwarded message from ferry.byte@ecn.org -----

Date: Thu, 17 Jun 2004 17:51:54 +0200
From: ferry.byte@ecn.org
To: cyber-rights@ecn.org
Subject: [cyber~rights] Totti e le altre vittime del medio-attivismo.

Cosa ha in comune Totti con un manifestante di Genova e con un torturato 
di Abu-Graib ? Semplice... sono tutte vittime del medio-attivismo.

Arriva oggi la notizia che Totti - famoso giocatore della Roma e della 
nazionale - viene squalificato per tre turni in quanto video-ripreso a 
sputare ad un focoso terzino dopo aver ricevuto una gomitata alle 
costole. Ora se e' pur vero che questi personaggi del circo dello 
spettacolo di certo non hanno bisogno di solidarieta' alcuna e' 
altrettanto vero che questa vicenda cosi' paradossale e grottesca puo' 
tornare utile per delle riflessioni che mettano a fuoco alcuni tratti 
dell'odierna societa' dell'immagine ma soprattutto l'avanzare di una 
morale bigotta che induce lo sfornare continuo di giudici e sentenze 
anche in ambiti fra i piu' diversi fra loro.

Uno sputino in reazione ad una scorrettezza di gioco credo che sia fatto 
normale sia fra i campi della Garbatella che in quelli piu' blasonati 
dell'europeo ma quello che afferma questa vicenda e' una verita' diffusa 
nella nostra societa' su cui e' necessario riflettere: non importa cosa 
si fa ma come si viene videogiudicati.

Vale per il Berluska e tutta la cricca di politici che lo circonda sia a 
destra che a sinistra, vale per chi scende in piazza, per chi si presta 
a mostrarsi alle videocamere della societa' dello spettacolo ma anche 
per chi vorrebbe tanto farne a meno.
E' la "nostra" societa' malata non solo di televisione e dello 
spettacolo che si cela dietro ma soprattutto affetta da una voglia di 
sentenze che paradossalmente si celebrano e si decidano prima in 
televisione e poi nelle aule di tribunale. E' una societa', questa, 
radicalmente priva di qualsiasi capacita' collettiva di critica ed 
analisi delle vicende attuali nonche' di quelle storiche fatta di una 
platea di videodipendenti col pollice perennemente orientato in basso e 
mai sazia di condanne e giudizi.

Un moralismo bigotto e deficiente (nel senso di ignorante) che ha 
bisogno dei video di Abu Graib - video peraltro prodotti in cosi' gran 
quantita' da far pensare che almeno parte di loro fosse destinato al 
mercato degli snuff o sado movies - per ammettere che nei carceri di 
guerra si commettono atrocita'; quando memorie storiche, cronache 
quotidiane e racconti verbali nonche' una dose minima di sensibilita' e 
buon senso dovrebbero bastare per capire che qualsiasi carcere - anche 
quello di campagna vicino a casa propria - e' fabbrica di dolore e morte.

Una platea - direi che oramai alle parole gente o popolo possiamo 
sostituire quella di platea - di dementi che aspettano dalla scatola 
magica della TV una verita' cosi' assoluta e certa che naturalmente non 
puo' che evolvere in una sentenza di tribunale con tanto di vittime e 
condanne.

Ma allora il video-attivismo ha ancora un senso di esistere ?
Va detto che ogni mezzo di comunicazione ha le sue caratteristiche 
intrinseche e cosi' come una bomba nucleare non si puo' definire 
tecnologia neutrale ma implicitamente negativa neanche si puossono 
mettere al rogo le cineprese e videcamere per una loro propensione 
naturale a rendere servigi ad un unico grande fratello ma... al tempo 
stesso non si puo' fare a meno di sottovalutare la differenza di 
utilizzo e percezione dei diversi sistemi di comunicazione.
Cosi' se Internet - bonta' sua - si presta naturalmente a confronti di 
tipo pubblico sui piu' svariati argomenti e' la narrazione scritta a 
mantenere non solo i piu' robusti antidoti a speculazioni repressive di 
un ipotetico Grande Fratello ma anche a rimanere lo strumento di 
narrazione piu' affascinante proprio perche' lascia lo spazio alla 
fantasia del lettore che e' invitato - piu' o meno efficacemente a 
seconda di chi scrive - ad interpretare la realta' proposta.
Similmente allo scritto - anche l'audio - permette una narrazione dei 
fatti che lascia molto spazio alla fantasia; l'immagine effettua un 
fermo immagine della realta' che gia' propone una rappresentazione di 
parte di quanto accade mentre il video pone su un palcoscenico oramai di 
dimensioni mondiali l'attore piu' o meno consapevole dell'evento 
video-ripreso non risparmiando particolari che se spettacolarizzati o 
messi in evidenza (nonche' alla bisogna facilmente manipolati con le 
nuove tecniche digitali) distorcono la cosidetta "realta' dei fatti" ed 
offrono al processo che si consuma continuamente alla televisione un 
nuovo imputato da giudicare (in ralta' gia' condannato in partenza).

Succede cosi' che un Totti che gioca per 90 minuti diventa un Lama per 
una reazione di un secondo, un corteo di protesta un aggregato di 
terroristi, ed una citta' sotto assedio della polizia - come e' successo 
a Genova - una citta' salvata dalle Forze dell'ordine.

Molti guardano alla televisione come la ragione di questa distorsione 
degli eventi, io credo fortemente che sia dovuta ad una imperante voglia 
di tribunali e giudici in azione: fino a quando i DS continueranno ad 
essere cosi' convinti di essere detentori dell'etica mondiale da 
giustificare bombardamenti di popolazione inerme dalla Serbia all'Irak 
come "operazioni di pace", fino a quando i DS-obbedienti si ergeranno a 
paladini dell'ordine in piazza e non ci saranno anticorpi diffusi nel 
sociale capaci di ignorare e quando necessario contrastare questi amanti 
di una Giustizia falsa e socialmente dannosa allora ci sara' solo spazio 
per la TV-processo e poco spazio anche per il video-attivismo.

In queste condizioni di ricezione cosi' poco critica dell'esistente ma 
anche di incapacita' di contrastare la gestione delle immagini delle 
televisioni di stato o private diventa delicato l'operato di un 
media-attivista che se da un lato ha poche probabilita' di cambiare in 
meglio lo stato di cose presenti, e' un potenziale pericolo per chiunque 
trova il coraggio di cambiare radicalmente le attuali regole del gioco: 
mi riferisco senza giocarci troppo intorno ad una situazione ipotetica 
di scontro fra uno Stato oppressivo ed una piazza reattiva in cui il 
video-attivista pur se schierato fisicamente dalla parte dissidente, 
rischia facilmente di rendere testimonianza a chi opera viceversa per 
annientare il dissenso. Le eccezioni confermano ovviamente quanto 
affermato ed infatti e' bello vedere ogni tanto video-racconti poetici 
come lo e' stato "Solo limoni" o "Detour" dove in tema con quanto detto 
vi e' una narrazione efficacissima di quanto successo a Genova con 
rispetto assoluto dell'anonimato dei protagonisti degli eventi ripresi. 
Genova con la morte di Giuliani rimane un episodio drammaticamente 
eloquente rispetto alla tesi proposta. Nel caso di Genova non sono 
bastate le centinaia di migliaia di persone testimoni degli attacchi 
della polizia a contrastare un'offensiva mediatica in cui alla fine le 
vittime erano Fede e qualche carabiniere. Le riprese delle tv private - 
si dice subito comprate e sepolte da network statunitensi - per chi le 
ha potute seguire in diretta con le loro immagini di brutalita' 
poliziesca stile Rodney king non sono anch'esse servite ad arginare una 
sentenza di Stato che parla di pericolosi sovversivi da relegare nelle 
patrie galere, lo stesso foro in testa di Giuliani cosi' piccolo da non 
poter essere probabilmente causato da una pistola d'ordinanza da pochi 
metri grida vendetta per una verita' nascosta ed una sentenza di Stato 
emessa prima ancora dei tribunali dalla regia multimediale di Fini 
presente nelle stanze di video-controllo delle forze dell'ordine di Genova.

Ma se Genova e' stato un dramma a cielo aperto, inutilmente cosi' tanto 
video-ripreso, qualcosa bisogna pure imparare ed allora l'invito e' 
quello di abbandonare non solo la poltrona davanti alla Tv ma anche il 
mirino della videocamera e provare ad interpretare la realta' che c'e' 
in mezzo fra questi due mezzi magari perdendo un po' di ego ma 
acquistando sicuramente in esperienze vere dove la verita' e' quella 
della realta' in cui siamo immersi fisicamente e non la sentenza che 
subiamo o contribuiamo in qualche modo a costruire virtualmente. Per 
capire Genova e' senza dubbio meglio rileggersi Paint it black, solo 
testo liberamente in rete, che sorbirsi mille ore di video incapaci di 
interpretare la rivolta...

Nel frattempo la massima solidarieta' a Totti, ai torturati di Abu Graib 
(che oltre al danno hanno patito anche la video-beffa) ed ai dimostranti 
di Genova (e non solo ;^).

fERRYbYTE

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