Il Corriere della Sera - 01.05.98

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Partiti divisi sul testo che limita a 33 anni la detenzione massima: l'ultima parola spetta adesso alla Camera

«Sì» del Senato all'abolizione dell'ergastolo

Fini (An): «Una direzione opposta all'esigenza di legalità». La Loggia (Fi): «Un errore clamoroso con effetti gravi». Buffo (Ds): «Vince l'Italia della civiltà e della speranza». Ma Flick: «Non possiamo permettercelo». Manconi e Salvato: il ministro va contro la maggioranza

M. Antonietta Calabrò

ROMA - Il Senato, a stragrande maggioranza (107 voti favorevoli, 51 contrari e 8 astenuti), ha dato il primo «via libera» all'abolizione dell'ergastolo. Una decisione di principio che avrà rilevanti effetti pratici sull'intero sistema penale italiano e, in particolare, sul contrasto alla criminalità organizzata. Il voto di ieri ha aperto un nuovo duro scontro tra la maggioranza e il ministro della Giustizia. Giovanni Maria Flick, in aula a Palazzo Madama, si è detto personalmente contrario alla cancellazione dell'ergastolo perché si tratta di un provvedimento che «ancora non possiamo permetterci». Per Flick va mantenuto per i reati di strage, per gli agguati di mafia, gli omicidi di appartenti alle forze dell'ordine e per le violenze e la morte inflitte ai minori. Il ministro ha sottolineato che il problema non faceva parte del programma elettorale dell'Ulivo ma ha dichiarato di avere il massimo rispetto per la scelta del Parlamento.

Parole che hanno scatenato una bufera politica. Molto duro il commento di Ersilia Salvato, esponente di Rifondazione comunista, prima firmataria del provvedimento approvato, per la quale le frasi e l'atteggiamento del ministro pongono il problema della «incompatibilità» fra la posizione di Flick e le linee di politica della giustizia del governo. Rincarano la dose i Verdi. Il portavoce, Luigi Manconi, parla di «evidente forzatura» da parte del ministro che ha «una posizione in palese e radicale contrasto con i valori, i princip-i, l'idea di pena e la concezione della giustizia propri della cultura del centrosinistra».

Se la Camera, entro breve, approverà definitivamente il disegno di legge, la condanna al carcere a vita sarà cancellata dal nostro ordinamento. Al massimo, un imputato riconosciuto colpevole potrà essere condannato alla «reclusione speciale» di trentuno, trentadue o trentatré anni. Così, infatti, si chiamerà questo particolare tipo di detenzione, per distinguerla da quella «normale» che arriverà fino al tetto dei trent'anni. Allo scadere dei trentuno, trentadue o trentatré anni di pena, il detentuto «speciale» dovrà essere scarcerato in ogni caso. E cioè quale che sia, o non sia, il suo ravvedimento. La nuova disposizione, inoltre, si applicherà retroattivamente. E cioè a tutti gli 875 detenuti che già stanno scontando una condanna a vita. Tra cui, l'attentatore del Papa, Ali Agca, il capo della «commissione» di Cosa Nostra, Totò Riina, e altri componenti della «cupola», il leader delle Br, Mario Moretti, e altri colpevoli per gravissimi reati.

La carcerazione speciale differirà dalla reclusione semplice per il fatto che non potrà avvantaggiarsi di tutti i benefici e agevolazioni di pena. Ma i «condannati speciali» potranno pur sempre utilizzare la legge Gozzini, e cioè ottenere permessi premio, dopo otto dieci anni di detenzione e la semilibertà dopo un minimo di ventidue e un massimo di ventotto anni. Infine, la nuova legge non permetterà che più delitti punibili con la reclusione speciale possano sommarsi comportando di fatto un ergastolo surrogato, ma stabilisce invece che la pena maggiorativa per chi ha più condanne (di cui almeno una massima) sia «pagata» sotto forma di isolamento diurno. «Vince l'Italia della civiltà e della speranza». + il commento di Gloria Buffo (Ds).

All'approvazione del disegno di legge si è arrivati un po' in ordine sparso. Quasi ogni gruppo della maggioranza e dell'opposizione ha avuto infatti il suo «dissenziente». Ma non si è verificata la spaccatura nell'Ulivo che si poteva immaginare alla vigilia. Per i Democratici della sinistra, ad esempio, che hanno votato sì al disegno di legge, si è dichiarato «contro» il senatore Raffaele Bertoni che ha ricevuto gli applausi del centrodestra. E per Ri, unico partito della maggioranza contrario all'approvazione, come ha sottolineato la senatrice Ombretta Fumagalli Carulli («la collettività non vuole vedere liberi per legge pericolosi assassini»), si è invece pronunciata a favore la senatrice Carla Mazzuca Poggiolini. Per l'approvazione del progetto si sono poi espressi i Socialisti italiani aderenti al Gruppo misto e il senatore radicale Pietro Milio.

Durissimi i commenti del Polo. Il capogruppo degli azzurri in Senato, Enrico La Loggia, parla di «una giornata nera per la giustizia italiana» e sostiene che «abolire l'ergastolo senza ridisegnare il sistema delle pene è un errore clamoroso che porterà a circostanze gravi». Da qui, l'interrogativo: «Quanti collaboratori di giustizia ci saranno dopo questa legge?». «Giulio Andreotti sotto processo, Totò Riina e Giovanni Brusca, liberi dopo qualche anno di galera senza il regime duro del 41 bis. Questa è la politica dell'Ulivo sulla giustizia e nella lotta alla mafia: forcaiola con l'imputato, perdonista con il condannato», sostiene Marcello Pera di Fi. «L'abolizione dell'ergastolo va in direzione esattamente opposta alla necessità di garantire legalità e sicurezza al Paese», ha dichiarato Gianfranco Fini, leader di An.

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