Il Corriere della Sera - 01.05.98
ROMA - «Sbaglia: l'ergastolo va abolito. Ma Flick, con il suo intervento al Senato, non ha messo in crisi né il governo, né la maggioranza. Anche perché ci sono, senza dubbio, altri ministri che la pensano come lui».
Anna Finocchiaro è per l'assoluzione. Anzi, il discorso del guardasigilli a Palazzo Madama è addirittura «lodevole» perché «onesto» e «coerente» con il bisogno, sentito da tutti, di una riforma del Codice penale. Insomma, secondo la ministra pidiessina per le Pari opportunità, non si è aperto nessun problema politico: «Ciò che conta è la decisione che prenderà il Parlamento: se anche la Camera voterà per l'abolizione ci sarà una nuova legge. Una buona legge. Punto e basta. Del resto, lo ha ricordato lo stesso Flick».
Ma non le crea qualche problema la posizione assunta dal suo collega ministro, dato che si tratta proprio del responsabile della Giustizia?
«E per quale motivo? Si sa: io non sono d'accordo con lui. Come potrei esserlo avendo, dieci anni fa, firmato una delle prime proposte di legge per l'abolizione dell'ergastolo? Ma ciò rientra nell'ordinaria dialettica su provvedimenti che riguardano delicate questioni sociali e civili».
Non solo. C'è di mezzo il nostro ordinamento giuridico.
«Certamente. Ma anche su quest'aspetto sono pronta a difendere la proposta di legge appena votata dal Senato: io credo fermamente nel dettato costituzionale che indica come essenziale e primario il fine rieducativo e socializzante della pena. In altre parole: il problema non è la quantità, ma la qualità delle sanzioni che vengono decise nei confronti di chi commette un reato».
Come fa allora ad accettare l'intervento di Flick?
«Ergastolo a parte, molte cose che ha detto sono condivisibili. Come, ad esempio, quando ha parlato della necessità di rivedere il Codice penale, quando ha espresso l'esigenza di processi veloci, di certezza della condanna e dell'esecuzione della pena. E, poi, quando ha ripetuto che non possiamo più mettere in carcere una persona solo perché ha rubato un pacchetto di caramelle. Infine, quando ha evocato le misure alternative alla detenzione. Del resto, non è la prima volta che il ministro Flick pronuncia queste idee, tutte molto condivisibili».
Ma la maggioranza è in fibrillazione: Verdi e Rifondazione comunista protestano sostenendo che Flick va contro la linea del governo, e il malumore cresce anche tra i Democratici di sinistra.
«Si tratta di obiezioni che non condivido. Il dibattito si è svolto alla luce del sole e tutti hanno potuto notare che nella maggioranza esistono diverse opinioni sull'argomento. Come anche all'interno dell'opposizione. Che problema c'è? Se poi si sostiene che così facendo Flick si tira fuori dal governo, allora il problema dovrebbe esistere anche per altri».
Di chi sta parlando?
«Degli altri ministri che la pensano come lui. Perché, a mio giudizio, ce ne sono».
Ma non le sembra singolare che un ministro, normalmente poco incline alle esternazioni, abbia deciso un intervento così netto contro l'abolizione dell'ergastolo?
«Dicono sempre che non parla mai, e una volta che decide di intervenire viene subito rimproverato. No, per me si è trattato di un discorso competente e responsabile».
Eppure, più volte, nelle ultime settimane Flick è stato al centro di accese polemiche.
«E' colpa della materia che affronta. La giustizia è come un ring, sul quale tutte le questioni più delicate e strategiche, quelle che andrebbero affrontate con pacatezza, sollevano polemiche al veleno. Non credo che la condotta di Flick sia da censurare: al posto suo qualunque altro guardasigilli avrebbe avuto gli stessi problemi».