Il Corriere della Sera - 03.05.98

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Cresce la polemica dopo il voto al Senato. Giovannini, pubblica accusa al processo della «Uno bianca»: difficile accettare l'idea che i Savi possano tornare liberi

Il no all'ergastolo divide i magistrati

Paciotti (Anm): sono per l'abolizione ma ci sono valutazioni diverse. An insorge: regalo ai capicosca

Flavio Haver

ROMA - Il governo, la maggioranza e il Polo, ma non solo. Il voto del Senato, che ha dato il primo «via libera» all'abolizione dell'ergastolo, ha l'effetto di spaccare anche i magistrati. Nuove, profonde divisioni sono venute alla luce sull'opportunità di cancellare il carcere a vita. E l'acceso dibattito tra favorevoli e contrari è destinato a infiammare la vita politica: la costituzione di un gruppo interparlamentare capace di battersi alla Camera per mantenere l'attuale «status» è stata richiesta con un appello a tutti i deputati da Maurizio Gasparri e Ignazio La Russa. «Dobbiamo costruire subito un ampio fronte trasversale - hanno spiegato i due esponenti di An - per impedire uno scempio legislativo, non a caso auspicato e apprezzato dai capicosca».

Antonio Di Pietro ha preso posizione intervendo il primo maggio a Trieste a una manifestazione del suo movimento. «Il vero problema - ha detto - non è la pena di morte o l'ergastolo. + un altro, è quello della certezza della pena: qui in Italia alla fine, chiunque o qualunque cosa faccia, a qualunque pena venga condannato, dopo un po' lo vediamo fuori a passeggiare». Critiche a Di Pietro sono arrivate dal capogruppo di An al Senato, Giulio Maceratini: ha bollato come «latitanza strategica e inammissibile» l'assenza dell'ex pm al momento del voto. L'avvocato Carlo Taormina, ex candidato del Polo, ha definito «ridicolo e patetico» l'atteggiamento dell'opposizione e «grottesca» la posizione di Flick, che ha detto di essere contrario all'abolizione del carcere a vita.

Sul fronte dei magistrati, a lanciare l'allarme è stato il pm bolognese Walter Giovannini, che ha condotto l'inchiesta e il processo sulla banda della Uno bianca. «+ estremamente difficile, come magistrato e come uomo, accettare l'idea che in futuro le porte del carcere si riapriranno, con certezza e indipendentemente dai loro percorsi individuali, per i fratelli Fabio e Roberto Savi, entrambi condannati in via definitiva per ben ventitré efferati omicidi», ha tuonato. Favorevole, ma non senza riserve, il presidente dell'Associazione nazionale magistrati, Elena Paciotti: «Non sono questioni che possono essere risolte con l'accetta, c'è in ballo un bilanciamento di valori diversi. L'Anm - ha annunciato - non assume alcuna posizione, anche fra di noi ci sono valutazioni diverse». La Paciotti ha confessato: «Personalmente, sono favorevole all'abolizione. Ma già il segretario dell'Anm, Paolo Giordano, è contrario». No alla riforma dal Lisipo, il Libero sindacato di polizia: per il segretario Luigi Ferone l'abolizione dell'ergastolo «mal si concilia con la necessità di garantire ai cittadini onesti ordine e sicurezza: è un pessimo segnale sulla effettiva volontà di combattere la criminalità crescente».

 

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