Il Corriere della Sera - 13.10.97
E intanto nel carcere è allarme igiene. Il detenuto Cusani: topi anche in cucina
R.C.
I topi a San Vittore? «Ci sono, sì. Ce ne sono a bizzeffe, non è una novità. Arrivano dalle fogne, girano nelle cucine, ma anche ai primi piani del quarto e del quinto raggio». Lo dice Sergio Cusani, uomo chiave del caso Enimont e detenuto eccellente di Piazza Filangieri. Lo provano le riprese girate nel penitenziario in occasione del ciclo di servizi su San Vittore voluto da Paolo Liguori, direttore di «Studio aperto»: le telecamere sono incappate incidentalmente in un topo e il filmato è adesso un «reperto» Mediaset anche se il roditore non è mai andato in onda.
E se questo non bastasse, la conferma degli squittii dietro le sbarre arriva anche da Pino Mellace, guardia carceraria e rappresentante sindacale Cisl per la sicurezza della polizia penitenziaria: «Abbiamo sempre convissuto coi topi. Ce ne sono sempre stati. Adesso però sono diventati davvero troppi. Dalle fogne ne arrivano in gran quantità, è vero. Ma il fatto è che il problema dipende ache dagli stessi detenuti, soprattutto gli extracomunitari. Buttano i rifiuti giù dalle finestre, anche quelli organici, e benché si pulisca spesso è difficile evitare il peggio».
Il «peggio» sono le cattive condizioni igienico-sanitarie, i rifiuti accumulati sulle tettoie delle zone di passeggio, i cattivi odori che arrivano nelle celle e, soprattutto, la leptospirosi: una malattia che viene trasmessa dall'urina dei topi e che a San Vittore è diventata in questi giorni il nemico numero uno. È stata la leptospirosi, due mesi fa, ad uccidere un detenuto marocchino di 25 anni che forse aveva commesso l'imprudenza di passeggiare a piedi nudi durante l'ora d'aria. L'ipotesi più probabile è che il ragazzo avesse qualche piccola ferita ai piedi e che abbia, appunto, calpestato l'urina di un topo. C'è stato anche un secondo caso, sempre fra i detenuti immigrati, ma l'infezione è stata fermata in tempo.
Le cronache dal carcere raccontano poi di un agente che di recente è stato graffiato da un topo mentre stava prendendo un fascicolo nei locali dell'archivio: un altro caso per fortuna senza conseguenze. «Servono di sicuro interventi più frequenti di derattizzazione - è convinto Pino Mellace -. Ma alla base della soluzione c'è l'educazione all'interno del carcere e per questo ci vuole il contributo di ogni detenuto». Non ci pensano proprio, le parti in causa, a puntare il dito contro il direttore, Luigi Pagano. «Sarebbe una mossa sbagliata» spiega Mellace «perché sull'argomento ci sembra che lui abbia fatto quello che poteva. Il carcere ha più di 100 anni, i carcerati spesso sono così sporchi che siamo noi a suggerire le docce: questi sono alcuni dei problemi da cui partire».
Per cercare di arginare la possibilità che si ripresentino nuovi casi di leptospirosi o di altre malattie legate alla mancanza di igiene, Pagano ha appeso nelle bacheche di ogni raggio un foglio zeppo di consigli: fra gli altri, anche il suggerimento di non «spostarsi a piedi scalzi, specie nelle aree di passeggio»; di non «conservare alimenti nei servizi igienici o sui davanzali» e di «curare la pulizia personale».
Carlo Monguzzi, consigliere regionale dei Verdi, ieri mattina ha visitato San Vittore. «Pagano - dice - sta studiando una serie di interventi per migliorare la situazione igienico-sanitaria. Non ultimo, il suo contatto con l'Amsa per far approdare anche in carcere la raccolta differenziata dei rifiuti».