Il Corriere della Sera - 17.07.97
Abolizione dell'ergastolo, primo sì al Senato
Il testo della commissione Giustizia verrà esaminato dalle Camere, scontro in vista sulla norma che potrebbe alleggerire subito le condanne a vita
La pena massima sarà di 32 anni. Il Polo attacca: «E' demagogia, l'emergenza c'è ancora»
Dino Martirano,
ROMA - L'iter parlamentare è ancora lungo ma ieri, dopo il primo sì della commissione Giustizia sul disegno di legge che prevede l'abolizione dell'ergastolo, al Senato sono iniziate a volare accuse pesanti tra Polo e Ulivo. Il testo presentato dalla vice presidente del Senato Ersilia Salvato (Prc) ha superato in sede referente lo scoglio dell'articolo cardine, quello che tramuta il carcere a vita in una pena dententiva oscillante tra i 32 e i 30 anni. Rimangono invariati, invece, gli istituti della libertà condizionale e delle pene alternative che, anche in futuro, potranno essere richieste solo dopo 20 anni di prigione. Hanno votato a favore della cancellazione della pena perpetua Rifondazione, l'Ulivo e, solitaria nel centro destra, la senatrice Francesca Scopelliti, mentre Melchiorre Cirami (Ccd) si è astenuto. Oggi il provvedimento dovrebbe essere approvato nel suo testo intergrale per poi passare in aula. Poi toccherà alla Camera.
Alla commissione Giustizia del Senato rimane comunque da affrontare un passaggio delicatissimo che potrebbe rendere meno compatto anche il fronte della maggioranza: oggi si discuterà se introdurre o meno nel testo una norma transitoria che potrebbe riguardare circa 500 ergastolani attualmente detenuti. Se il ddl dovesse essere approvato, sarebbe una svolta storica: proposte analoghe erano state presentate senza successo in più legislature.
Ma anche adesso una riforma di questo tipo non viene digerita dal Polo: «L'Ulivo e Rifondazione aboliscono l'ergastolo nonostante il voto popolare dell'81 e le perplessità tecniche e politiche condivise anche da esponenti della maggioranza», sostengono i senatori del centro destra. Che aggiungono: «Ancora una volta la demagogia e le frange estremiste della maggioranza prevalgono sul buon senso e la moderazione che avrebbero richiesto una riflessione più approfondita ed estesa a tutto il sistema penale». Taglia corto Enrico La Loggia, presidente del gruppo di Forza Italia: «È proprio un brutto segnale. Ma sul serio qualcuno ritiene che le emergenze criminali siano cessate?».
La risposta di Ersilia Salvato, che in principio aveva proposto la riduzione dell'ergastolo a una pena compresa tra i 24 e i 30 anni, non si è fatta attendere: «Il Polo è garantista quando propone di assoggettare il pm all'esecutivo per poi cambiare idea quando si parla di carcere a vita». Per la vice presidente del Senato, invece, questo è «un primo passo verso un traguardo di civiltà che può consentire la piena rispondenza del diritto penale alla finalità rieducativa della pena inscritta in Costituzione». Il principio è sacrosanto ma nella pratica si tratta di fare accettare una riforma che già il 17 maggio dell'81 era stata bocciata con un referendum: «Trenta, trentadue anni di carcere duro senza misure alternative sono più che sufficienti a isolare qualsiasi pericoloso detenuto, anche di mafia. Il resto è propaganda».
Il primo sì all'abolizione dell'ergastolo rischia ora di innescare un nuovo scontro tra Polo e Ulivo sul «41 bis» (il carcere duro per i mafiosi, ndr) e sugli strumenti fin qui utilizzati dallo Stato per la lotta contro le cosche: il senatore Roberto Centaro (FI), per esempio, sollecita una presa di posizione di coloro che sono «in prima linea nella lotta contro la mafia, come il procuratore Caselli». La prima risposta tecnica, per ora, arriva dal senatore Guido Calvi (Pds): «La commissione si è preoccupata di eliminare una sanzione che ormai era semplicemente nominale, in quanto l'ergastolo è una pena pressoché scomparsa dal nostro ordinamento, e di rendere invece effettiva la condanna per delitti particolarmente gravi».