Il Corriere della Sera - 21.04.98

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L'ex Lc condannato per l'omicidio Calabresi ha ottenuto la libertà per il peggioramento delle sue condizioni

Bompressi grave, pena sospesa

Ha perso 16 chili in un mese. «Ma tornerà in cella quando sarà guarito»

Ettore Vittorini

DAL NOSTRO INVIATO

PISA - Accompagnato da alcuni assistenti sociali fino al cancello, Ovidio Bompressi è uscito da «uomo libero» dal carcere «Don Bosco» di Pisa dov'era detenuto da 15 mesi insieme a Adriano Sofri e Giorgio Pietrostefani. Ha varcato il cancello alle 15 e 10 sorretto dall'avvocato Ezio Menzione e dal figlio di Sofri, Luca, raggiungendo con passo lento e malfermo l'auto dell'amico Davide Guadagni. Ha salutato le poche persone che lo attendevano, con un lieve gesto della mano e con un sorriso appena accennato sul volto smagrito. Indossava una camicia chiara, pantaloni e golf grigi, e un giubbotto di pelle dalla taglia abbondante per un fisico ridotto allo stremo. Ha perso più di 16 chili in meno di un mese. Al suo passaggio gli amici, i fotografi e i giornalisti hanno fatto largo, rispettando la sua volontà di non rispondere a domande. Non ci sono stati dunque scambi di parole, ma solo sguardi e occhi lucidi per la commozione.

L'auto, con a bordo Bompressi, Guadagni e Menzione, è partita di scatto verso l'autostrada per Genova ed è uscita mezz'ora dopo dal casello di «Versilia». Lì attendevano, in un'altra vettura, la moglie Giuliana e la figlia Elisabetta con altri amici di Massa. C'è stato un commovente abbraccio e poi Bompressi è ripartito con l'auto di famiglia, non in direzione della sua casa che si trova in città, ma verso l'abitazione di alcuni amici in un paese vicino. Sulla sua residenza provvisoria è calata una cortina di silenzio e si sa soltanto che Bompressi verrà visitato da alcuni medici che decideranno se farlo ricoverare in ospedale o curarlo a casa. «Quando sarà guarito, dovrà rientrare in carcere», dice il suo legale, ma «per ora è un uomo libero e sarà il Tribunale di sorveglianza di Firenze a confermare la decisione del giudice di Pisa».

Durante la prima parte del breve viaggio, «Bompressi è rimasto in silenzio e in uno stato di smarrimento», ha raccontato Guadagni. «Era emozionato e molto provato - ha aggiunto -. Poi, vedendo le Apuane, si è scosso per la commozione ricordando le escursioni che aveva compiuto fino a pochi giorni prima di entrare in carcere». Bompressi ha anche fatto qualche cenno alla detenzione chiedendo all'avvocato se poteva occuparsi di un compagno di pena che si trova nelle sue stesse condizioni di salute. Infine ha ricordato la Baraldini e la decisione di tutti i detenuti del «Don Bosco» di dedicarle il giorno del Primo Maggio con un digiuno collettivo.

La scarcerazione di Bompressi è stata decisa ieri mattina dal giudice di sorveglianza di Pisa Massimo Niro, che dopo aver preso atto dell'aggravarsi delle sue condizioni di salute ha deciso la sospensione della pena per «assoluta incompatibilità ambientale». L'allarme sul suo stato venne lanciato un mese fa dall'avvocato Alessandro Gamberini, che aveva curato la richiesta di revisione del processo sull'omicidio del commissario Luigi Calabresi, poi respinta dalla Corte d'Appello di Milano. Una settimana fa era intervenuto anche Giorgio Pietrostefani che, durante un permesso ottenuto per assistere ai funerali della madre all'Aquila, aveva descritto le condizioni del compagno di pena, aggravatesi dopo la decisione della Corte d'Appello.

Il detenuto non toccava cibo da giorni e il suo stato psicofisico era peggiorato al punto che la direzione del carcere aveva deciso di ricoverarlo nel centro clinico situato al pian terreno del «Don Bosco». L'avvocato Menzione racconta che il suo assistito era allo stremo e che negli ultimi giorni aveva dovuto ricorrere alla sedia a rotelle. Il legale ha anche dichiarato che le cartelle mediche, redatte dal direttore del centro clinico professor Francesco Ceraudo e sottoposte al giudice di sorveglianza, parlavano di «assoluta incompatibilità» delle condizioni di Bompressi col regime carcerario. «Una definizione - ha aggiunto Menzione - che non lasciava molto spazio al provvedimento del magistrato, molto apprezzabile anche sotto il profilo umano». Luca Sofri invece ha raccontato di come suo padre e Pietrostefani siano «molto sollevati» per la scarcerazione del loro amico. Il primo regalo ricevuto da Bompressi all'uscita dal carcere è stato un sigaro cubano marca «Montecristo», che un amico gli ha offerto per ricordargli che la sua posizione è simile a quella del protagonista del romanzo di Dumas.

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