Il Corriere della Sera - 24.02.98
Edoardo Girola,
TORINO - Niente libertà condizionale per Doretta Graneris, condannata all'ergastolo per avere sterminato la sua famiglia (genitori, due nonni e il fratellino di 13 anni) nel novembre del 1975. Allora Doretta - che le cronache battezzarono la «belva di Vercelli» - aveva 18 anni; oggi ne ha 41, ma per i giudici del Tribunale di sorveglianza «l'evoluzione della personalità non è ancora completata» e non si può perciò avere la certezza del «sicuro ravvedimento», nonostante i 15 anni di carcere pieno e gli 8 di lavoro esterno e semilibertà.
C'è anche un altro punto che il Tribunale di sorveglianza, presieduto da Mario Vaudano, mette in rilievo nelle motivazioni: il mancato risarcimento delle parti civili. I giudici ammettono che la donna ha «dichiarato di avere cercato il perdono dei parenti», firmando un lascito a loro favore e rinunciando all'eredità dei genitori, ma «non emerge dagli atti la prova di un risarcimento materiale». Per il Tribunale di sorveglianza si tratta di una considerazione importante in quanto la Cassazione afferma, in materia di libertà condizionale, che il condannato deve dimostrare un effettivo interessamento per «lenire le conseguenze materiali e morali della propria condotta». Per i giudici non è nemmeno sufficiente il fatto che la Graneris si sia pagata con il lavoro il mantenimento in carcere. D'altronde sulle questioni di carattere economico la donna non ha dato spiegazioni ai giudici, avendo rinunciato a comparire davanti al Tribunale di sorveglianza per evitare il contatto con i cronisti.
«È una persona nuova», dice il suo avvocato Luca Marta. E in effetti Doretta Graneris è molto diversa dalla ragazzina che compì la strage insieme col fidanzato Guido Badini, che ha condiviso con lei la condanna all'ergastolo. Da otto anni, lascia le carceri torinesi al mattino (e vi fa rientro alla sera) per recarsi al gruppo Abele di don Luigi Ciotti. Assiste drogati ed emarginati. «Voglio essere considerata una donna normale», ha detto più volte.
Un desiderio difficile da esaudire. Il suo nome richiama ancora in molti la strage nella villetta dei genitori a Vercelli. Il padre, Sergio Graneris, gommista, la madre, Italia Zambòn, casalinga, il fratellino Paolo, i nonni Romolo Zambòn e Margherita Baucero furono sterminati a colpi di pistola da lei e dal fidanzato mentre guardavano la Tv. I carabinieri contarono diciotto colpi. La gelosia per il fratellino, l'insofferenza per le regole imposte dai genitori, ma anche l'incredibile bramosia di mettere le mani sui risparmi del padre (circa 200 milioni) furono, per i giudici, la molla che fece scattare la follia omicida. «Doretta non si riconosce più nella ragazzina che fu arrestata a 18 anni», sostiene ancora l'avvocato Marta, che però riconosce: «Non si era fatta grandi illusioni, ma sente di meritare la libertà».