Il Corriere della Sera - 24.12.97
Lavinia Di Gianvito
ROMA - C'è voluto un intervento del Ministero di Grazia e Giustizia per evitare un Natale di solitudine ai detenuti. I direttori delle carceri oggi hanno deciso di restare a casa per protesta contro la Finanziaria: il loro sindacato non ha cancellato lo sciopero indetto l'altro giorno. Il ministro della Funzione pubblica, Franco Bassanini, ha sottolineato che «la Finanziaria non porterà alcun pregiudizio che possa giustificare una reazione tanto grave come quella di rubare il Natale ai detenuti». Ma non ha trovato ascolto.
In assenza dei «capi» migliaia di reclusi rischiavano di non ricevere le visite e gli auguri dei parenti: a intervenire all'ultimo momento è stato il Dap, il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, varando un «provvedimento autoritativo» che dovrebbe garantire nelle carceri «il normale svolgimento dei servizi».
La decisione è arrivata dopo che il presidente della Commissione di garanzia sugli scioperi nei servizi pubblici, Gino Giugni, ha comunicato al ministro della Giustizia Giovanni Maria Flick (da cui dipende il Dap ) che la protesta dei responsabili degli istituti di pena è «illegittima». Se l'intervento del Dap riuscirà a far incontrare i detenuti con le famiglie in tutte le carceri italiane, Adriano Sofri (lo ha annunciato a un'emittente locale ) interromperà lo sciopero della fame nel carcere di Pisa.
Il Sidipe (Sindacato direttivi penitenziari) ha indetto lo sciopero per protestare contro l'abolizione di una norma vecchia di sette anni che equiparava i direttori delle carceri (giuridicamente ed economicamente) ai loro pari grado della polizia. Ora non più: il governo ha stabilito che sono «normali» funzionari dello Stato. Gli interessati hanno gridato allo scandalo, sottolineando la loro diversità «sotto i profili della responsabilità, della sicurezza personale e della continua e repentina mobilità».
Il ministro della Funzione pubblica ha scritto al collega della Giustizia pregandolo di informare chi guida le carceri della portata della riforma. Bassanini ha contestato l'accusa di «ingenerosità» mossa alla Finanziaria dal vicedirettore del Dap, Paolo Mancuso e ha precisato che i responsabili degli istituti di pena «conserveranno l'attuale trattamento economico finchè non sarà ridefinito dai nuovi contratti collettivi».
Il peso della protesta si è fatto sentire in Parlamento, dove la vicepresidente del Senato, Ersilia Salvato, ha presentato un ordine del giorno poi inserito dal governo nel collegato alla Finanziaria. Nel documento, firmato anche da Antonio Di Pietro, si sottolinea come le nuove norme «creino discriminazioni e penalizzino economicamente i direttori delle carceri e i rieducatori».