Il Manifesto - 04.01.98
VENEZIA
Artisti dietro le sbarre a Venezia. Tre carceri in una città di appena 350 mila abitanti, una popolazione penitenziaria formata per lo più da stranieri extracomunitari, come ormai avviene in quasi tutte le carceri. A Venezia da due anni e mezzo è in atto uno sforzo per non "dimenticarsi" di questa popolazione. Uno sforzo che si concretizza nella cooperazione tra diverse forme di volontariato e di azione del Comune, che ha un apposito ufficio e che va dalle iniziative di aiuto alla vita carceraria alle iniziative sociali e culturali.
In questo ultimo campo, ad esempio, funzionano da anni, sull'onda di quanto già realizzato a Padova nel vicino e tristemente noto carcere Due Palazzi, un laboratorio di attività espressive, oppure uno di attività fotografiche, che hanno già dato vita ad una mostra e che presto ne vedranno organizzata un'altra all'interno del circuito per giovani artisti "Bevilacqua La Masa". Non mancano però, in un periodo di festività in cui logicamente lo stare in carcere risulta ancora più difficile, momenti di comunicazione meno mediata, con una serie di incontri chiamati "Natale carcere" che hanno visto un gruppo di artisti farsi promotori di una nuova cultura di confronto con il mondo al di là delle sbarre. Così, fino al 9 gennaio, bluesman come Fabio Koryu Calabrò, attori come le compagnie "Cervo disertore", "Questa nave", gruppi musicali come i gruppi Intonarumori, Tacabanda, Figthin's sisters e altri, si intratterranno all'interno del carcere maschile di Santa Maria Maggiore, a quello femminile e al centro di lavoro della Giudecca, in una serie di performances e concerti.