Il Manifesto - 05.10.97
CASO SOFRI
MANUELA CARTOSIO - MILANO
Q UANDO comincerà il digiuno a oltranza dei tre sequestrati di Pisa? Forse il 24 ottobre, quando la detenzione di Adriano Sofri, Ovidio Bompressi e Giorgio Pietrostefani compirà nove mesi. L'ipotesi si affida all'interpretazione dell'intervista rilasciata da Sofri a Nova Radio di Firenze. "Ci piace molto l'idea di essere durati in carcere nove mesi. E' la misura giusta per mettere al mondo una persona ed è la misura più che sufficiente per mettere delle persone fuori di galera". "Cominceranno dopo il 15 ottobre, il giorno Ovidio non l'ha precisato", ci dice Giuliana Bompressi, reduce dal colloquio di ieri mattina con il marito. "Sono determinati a dare le dimissioni dal carcere". Tutte le obiezioni - sia quelle fondate sugli affetti sia quelle di tipo razionale - non sono servite e non serviranno a far cambiare idea ai tre condannati per il delitto Calabresi. "Puoi immaginare quanto io abbia insistito...", aggiunge Giuliana. Insistenze spuntate di fronte ad un argomento che non ammette repliche: "Sì, ma qua dentro dentro ci stiamo noi".
Non ammette repliche neppure la frase che Adriano va ripetendo da settimane: "Ora chiediamo di essere lasciati soli. Riteniamo di essere finalmente liberi di scegliere la nostra strada". Sono parole che tracciano un solco crudele tra loro tre dentro e noi fuori, sanciscono l'inutilità dei molti che hanno provato a porre rimedio all'ingiustizia. "Digiunando - dice Sofri a Nova Radio - ritiriamo qualunque forma di collaborazione con il nostro sequestro. Metteremo i nostri corpi, l'unica cosa che abbiamo, di traverso alle porcherie che ci hanno fatto e che ancora ci vogliono fare". Serve a poco attenuare, dire "non ho voglia di morire", rifiutare il paragone con "la carica autodistruttiva" dell'irlandese Bobby Sands. "Siamo persone molto socievoli, molto allegre; per un bel po' quello che facciamo non sarà colorato di nero". Ammesso che il digiuno sia un'iniezione di lucidità, come i tre assicurano per esperienza diretta, cosa succederà dopo il "bel po'"?
Come reagiscono gli amici, gli ex di Lc, gli aderenti ai comitati Liberi Liberi? Accettano, pur se con paura e apprensione, la decisione di Adriano, Ovidio e "Pietro". Ieri pomeriggio, all'appuntamento ormai tradizionale di Liberi Liberi in piazza Fontana, ne abbiamo trovato solo uno in controtendenza. Cosimo De Palma, ex operaio alla Philips di Monza, non fa mistero del suo essere "molto incazzato". "Glie l'ho mandato a dire, ma ho capito che non serve. Adesso più che arrabbiato sono terrorizzato, sto male. Conoscendoli, so che andranno fino in fondo". No, obietta Bruno Giorgini, "loro non vogliono morire, dopo nove mesi tirano una linea, digiunano contro la normalizzazione del loro caso, perché non ci si abitui all'idea che tre innocenti stanno in carcere". Nove mesi bastano e avanzano perché "le istituzioni" trovino una soluzione. Prima bisognava aspettare il nulla osta della famiglia Calabresi, poi che il sindacato di polizia ammettesse che il processo lascia a desiderare, poi ancora che Norberto Bobbio si pronunciasse per la grazia. "Che cosa pretende Scalfaro? Che la grazia d'ufficio la chiedano 57 milioni di italiani all'unanimità?". Interviene Franco Travaglini: "L'hanno detto dal primo giorno che avrebbero fatto questo digiuno. Penso abbiano deciso di iniziare ora perché sentono che il tempo non gioca a loro favore, passa e non succede niente". Meglio, delle cose sono successe: 150 mila firme, un terzo dei senatori di tutti i partiti che si spingono per trovare una soluzione decente per una condanna indecente. Il fatto è che "non è servito a niente", quindi "io li capisco". Li capisce Travaglini, ma non si rassegna ancora del tutto al digiuno: "Usiamo i giorni che restano per premere, per dire che chi può faccia, dica. Se non lo farà, si assumerà la responsablità di mettere a repentaglio la vita di tre innocenti". Diranno che è un ricatto, "Lo dicano".
Chiamiamo a Pavia Lanfranco Bolis, uno di quelli che non ha perduto un colpo per la campagna di Liberi Liberi. Oggi porta la cella itinerante al mercato dell'antiquariato. Come interpreta la frase "vogliamo essere lasciati soli"?. "E' un modo per darsi reciproca autonomia, non vogliono che altri fuori si mettano a digiunare. Noi non possiamo far altro che propagandare la loro voglia di uscire con dignità. So benissimo che a loro la grazia non basta. Pero io dico: ormai si sono pronunciati tutti, pro o contro. Scalfaro prenda una decisione". Enrico Deaglio ricorda che "non sono passati nove mesi, questa storia dura da dieci anni. Non sarò io a chiedere ai miei tre amici di avere ancora pazienza. Non servirebbe". Cosa servirebbe? "Beh, che Marino si decidesse a dire che ha mentito".