Il Manifesto - 06.12.97

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La giustizia al buio

Un confronto, proposto da Rifondazione comunista, sui problemi politici e pratici dei detenuti

FRANCESCO GENTILONI - ROMA

U N CONFRONTO serrato, quello che si è svolto ieri a Roma, all'interno dell'incontro pubblico "Carcere, società, difesa dei non abbienti: realtà, proposte e progetti", promosso dalla direzione nazionale di Rifondazione comunista. Un confronto tra addetti ai lavori, prima di tutto: tra il ministro di grazia e giustizia, Flick il direttore generale del dipartimento amministrazione penitenziaria, Margara e numerose associazioni del volontariato laico e cattolico. Confronto tra chi è chiamato ad amministrare la giustizia e a legiferare e chi, invece, le disfunzioni e le carenze del nostro sistema penitenziario le vive quotidianamente.

La protesta crescente dei detenuti di molte carceri italiane è stato il punto di partenza dell'incontro: i prossimi 10, 11 e 12 dicembre i cittadini reclusi negli istituti penitenziari attueranno un ulteriore sciopero totale. Un'occasione, inoltre, per fare un bilancio sull'attività del parlamento. "Vi sembra poco un anno e mezzo?", ha incalzato Carmen Bertolazzi dell'Arci-Ora d'Aria. "Ai detenuti con i quali lavoriamo sono sembrati un'enormità; forse perché le attese erano così grandi. Fatto sta, la protesta è sbocciata così, naturalmente, senza una vera e propria causa scatenante".

Per questo, probabilmente, Giuliano Pisapia, presidente della commissione giustizia della Camera, ha introdotto l'incontro lanciando un programma per la giustizia penale, su cui ha chiesto l'impegno del governo e delle forze della maggioranza."Le leggi si fanno se c'è una maggioranza che le promuove e le sostiene - ha detto - il fatto è che, probabilmente, i problemi della giustizia penale e del sistema penitenziario non sono stati considerati, finora, una priorità per il centro-sinistra". Da qui la necessità di una svolta. Il ministro Flick ha sottolineato i passi in avanti compiuti, e le numerose, importanti norme vicine all'approvazione. Ma - hanno risposto esponenti delle associazioni - sono troppi mesi che si annuncia la discussione di ottimi provvedimenti, ma alle parole non sono seguiti i fatti. E' stato così per l'affettività in carcere, la possibilità di concedere la detenzione domiciliare alle madri detenute, l'incompatibilità tra detenzione carceraria e Aids, l'ergastolo.

Ma Pisapia ha evidenziato come la proposta di legge Simeone-Saraceni, che prevede l'ampliamento delle misure alternative, sia stata bloccata da ben definite responsabilità e non tanto da ritardi della maggioranza. Ha invitato, dunque, il governo a un impegno coerente e costante per far sì che presto divengano legge la depenalizzazione dei reati minori, che trasforma numerosi reati di minore gravità in illeciti amministrativi, puniti con una sanzione pecuniaria; la proposta che consente il ricovero presso strutture sanitarie dei detenuti malati di Aids che accettino di sottoporsi a un programma di cura e di assistenza.

Se Margara ha ricordato le carenze dell'organico del personale penitenziario e della magistratura di sorveglianza, che rischiano di annullare la funzionalità delle proposte in discussione sulle misure alternative, il ministro ha insistito per la strada della residualità della pena detentiva: perché la pena detentiva non può e non deve essere l'unica sanzione possibile e perché non si potenzino solo le misure alternative, ma si lavori a vere e proprie pene alternative al carcere.

In quest'ottica sembra vivere il progetto lanciato da Pisapia: un piano organico da un lato per limitare il ricorso alla detenzione ai soli casi in cui è necessaria, e dall'altro a rendere comunque la detenzione più umana. E per eliminare le inammissibili discriminazioni che colpiscono i cittadini meno abbienti, come ha ricordato don Sandro Spriano, cappellano di Rebibbia.

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