Il Manifesto - 07.11.97

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Posta & Mail - Indulto per tutti

La nostra "pacifica protesta" nasce anche dal fatto che la giustizia non funziona affatto, con l'aggravante che molti di noi stanno pagando con lunghi anni di detenzione, reati nati a causa di un sistema che non funziona. Siamo continuamente condannati per reati che certamente non destabilizzano il paese a livello economico, altro che togliere la presunzione di innocenza.

Ci rigettano tutto, non c'è difesa per un libero cittadino, figuriamoci per noi. Leggiamo tutti i giorni di 5, 10, 20 indagati per corruzione, concussione, finanziamento illecito ai quali non viene quasi mai contestata l'associazione, cosa che a noi ci affibbiano in modo sistematico, per molto meno "ingiusto-profitto". Ci celebrano processi senza uno straccio di prova, senza alcun riscontro oggettivo, basandosi soltanto sulle "chiamate di correo" e senza dovuti riscontri, specifici ci condannano, solo perché abbiamo dei precedenti, ma quante volte dovremmo pagare lo stesso sbaglio?

Molti di noi sono stati condannati con il vecchio rito, quindi non hanno potuto usufruire di patteggiamenti, o di riti abbreviati riportando condanne di almeno un terzo superiore a quanto avviene oggi, chi si preoccupa di loro? Inoltre esiste il problema della tossicodipendenza che comporta il compimento di una serie di reati, se viene arrestato 2-3 volte alla fine mette insieme non si sa quanti anni di condanne, stessa fine fa chi non trova lavoro e commette qualche furto o delle rapine... Dopo avere scontato buona parte della pena non usufruiamo neanche di nessun tipo di misure alternative.

Nei giorni scorsi è stato diffuso un dato: "Nel nuovo complesso di Rebibbia su circa 1350 detenuti solo 25 usufruiscono di brevi e sospirati permessi premi. Non ci concedono nulla e qui ci sono tanti casi eclatanti, si vedono i vari malati di Aids, altri in carrozzella e persone molto anziane, che potrebbero fare di tanto pericoloso? C'è un nostro compagno che 20 giorni fa attraverso la direzione avvisava il magistrato di sorveglianza che sua madre stava molto male, dopo pochi giorni è morta e lui neanche l'ha vista, un'ultima precisazione la sua pena terminerà tra tre mesi e noi non lo riteniamo assolutamente pericoloso socialmente.

Riteniamo che le nostre richieste sono molto comprensibili e quindi meritano di essere accolte. Le riforme sulla giustizia devono essere fatte anche per noi tutti. Occorre che venga emanata in tempi rapidi un'amnistia un indulto generalizzato affinché venga sanato quanto non ha funzionato e continua a non funzionare; occorre una depenalizzazione per reati minori punibili con altre forme; occorre emanare la legge Simeoni come era stata in prima seduta, senza esclusioni, senza clausole che preveda per tutte le pene al di sotto di "tot" anni misure alternative al carcere. Dopodiché, con le riforme, riconsiderare tutto ed iniziare a fare funzionare quei meccanismi che rendono meno possibile il compimento del reato. Unitamente a molti altri Istituti siano pronti a revocare gli avvocati e fare uno sciopero totale della fame ad oltranza; per ottenere una notevole riduzione del sovraffollamento dei carceri, e a tutto ciò che ne consegue in tempi rapidissimi.

Detenuti del N.C. Rebibbia partecipanti allo sciopero - Roma

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