Il Manifesto - 13.11.97

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Lettere - Colletta dei detenuti

Cosa volete che sia, con i tempi che corrono un milione? Poco, ma se a raccogliere questi soldi sono dei detenuti, il discorso cambia radicalmente. Non so cosa pensiate dei cosiddetti "galeotti", ma il fatto che liberamente decidano di autotassarsi per venire incontro alle sofferenze e ai disagi dei terremoti, questo ce li rende sicuramente più vicini.

Detenuti che hanno sbagliato certamente, ma non uomini sbagliati, perché chiunque e comunque essi siano, sono sempre uomini, persone umane, parti integranti della nostra stessa umanità. Una solidarietà, la loro, che non nasce a caso, ma trova le sue vere radici proprio nell'istituzione carceraria, non per nulla chiamata luogo di pena. Luogo dove si soffre anno dopo anno, fino a privarti dei più elementari diritti umani e che inesorabilmente ti porta a chiuderti in te stesso, non credendo più a nulla o a nessuno. Oppure, per delle incredibili meccaniche interiori, ti trovi improvvisamente a condividere i dolori altrui, perché hai imparato a riconoscere chi sta soffrendo più di te.

Padre Davide cappellano casa di reclusione - Gorgona Isola (Li)