Il Manifesto - 16.11.97

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Minori oltre le sbarre

L'OPINIONE di ALESSANDRO BATTISTI *

P IU' DI UN ANNO FA, insieme ad altri colleghi, ritenni doveroso prendere l'iniziativa di affrontare il problema dell'esistenza della struttura carceraria minorile. Infatti, appare evidente che la collettività non può rinunciare a rieducare e reinserire, o meglio inserire, un giovane in così tenera età e non può consentire che l'unica vera e reale alternativa per un ragazzo che ha infranto le nostre regole sia quella dell'isolamento dalla società e dell'allontanamento dalle sue relazioni affettive. Repubblica ospitò una nostra lettera cui fecero seguito molte adesioni, come quella del Presidente della Commissione giustizia della Camera Giuliano Pisapia e del Sottosegretario alla giustizia Franco Corleone; concordi con noi furono, seppur con toni ed accenti diversi, molti giudici dei Tribunali dei minori, educatori e molte comunità. Il problema principale è quello di spezzare una cultura che ritiene positivo l'allontanamento dalla società del minore e sufficiente l'inflizione di una pena.

Noi siamo partiti invece da altre considerazioni: la prima è che il minorenne che commette reati esprime una lacuna morale e culturale ed una preoccupante carenza rispetto alla sua crescita; la seconda è che il minorenne ristretto "in gabbia" può solo peggiorare e non risolve alcuno dei problemi che lo hanno spinto a delinquere; la terza è che l'esistenza della struttura carceraria fa sì che non si metta mano alla problematica legata alla delinquenza minorile ben vasta e complessa; la quarta è che gli addetti ai lavori, giudici per primi, non sono assistiti da alcuno strumento o mezzo per "entrare" nel problema. E' giunto il momento che la collettività si assuma la responsabilità e l'onere di educare. Già nel 1982 il senatore Eduardo De Filippo dedicò il suo impegno politico a questa battaglia, ma fu, come spesso accade, apprezzato ma la sua voce rimase inascoltata.

Si è svolto in questi giorni, nell'aula magna dell'Università Valdese a Roma, un convengo cui ha partecipato tra gli altri il sottoscritto, il Consigliere comunale di Roma addetto alle politiche dell'infanzia Giuseppe Lobefaro, il Gip presso il Tribunale dei minori Spagnoletti, il Sostituto procuratore presso lo stesso Tribunale Polella, il Giudice onorario presso il Tribunale dei minori di Bologna Dominici, educatori ed addetti ai lavori. Tutti hanno evidenziato l'assenza dello stato e delle amministrazioni locali, la necessità di intervenire rispetto ad un problema "abbandonato", l'inefficienza e l'improduttività della risposta semplicemente afflittiva e la possibilità, solo che si voglia, di fare qualcosa ma soprattutto la necessità di cominciare ad esaminare il problema sotto una luce diversa.

Quel che qui ci preme è sensibilizzare le intelligenze e le coscienze affinché si smetta di far finta di niente e si comprenda che il futuro della nostra società comincia dai suoi figli e che quanto si farà per loro è quanto riusciremo a fare per noi.

Ci piace chiudere con le parole di Pisapia, che ha vissuto un'esperienza di educatore nel Carcere minorile del Beccaria a Milano: "Quando una porta d'acciaio ci divideva sentivo svanire buona parte di quella fiducia, di quella solidarietà che serviva, a loro e a me, per comprendere quanto fosse importante costruire, o ricostruire, un rapporto con la famiglia, con la scuola con la società. Il mio impegno continua nella speranza di un risultato e nella certezza di un contributo per il futuro della nostra società.

* avvocato di Roma

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