Il Manifesto - 22.02.98

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Emergenza a Rebibbia, due morti in una notte

Un suicidio e una morte per infarto. A morire sono stati un detenuto libico e un romano. E i familiari di quest'ultimo accusano la direzione del carcere

CARLO LANIA -

U N SUICIDIO e una morte per infarto. E' stata una notte drammatica quella tra venerdì e sabato nel carcere di Rebibbia. Due detenuti, un romano e un libico, sono morti a poche ore di distanza l'uno dall'altro nel Nuovo complesso, e adesso magistratura e direzione del carcere hanno aperto due inchieste che dovranno far luce sulla loro fine. Ma i familiari di uno dei due detenuti, Massimo Biagini, 36 anni, stroncato da un malore, accusano la direzione del carcere di non essere intervenuta prontamente alle richieste di aiuto dell'uomo. Qualcosa di più sulla sua morte e su quella del trentenne libico Al Gamal, che si è ucciso in cella per motivi ancora da chiarire, si saprà domani dopo che nell'Istituto di medicina legale - dove nel frattempo sono stati trasportati i corpi - saranno state eseguite le autopsie. Con i due decessi di ieri salgono a tre le morti avvenute all'interno di Rebibbia, e in particolare del Nuovo complesso, nell'arco di una sola settimana. Venerdì scorso, infatti, un altro detenuto, Pasquale Pacifico di 54 anni, sofferente di cuore, è morto in seguito a un infarto. E anche in quel caso non sono mancate le polemiche sui ritardi con cui i soccorsi sarebbero intervenuti.

Per i detenuti di Rebibbia quello di ieri era un giorno speciale, da passare finalmente con i propri familiari a cui la direzione del carcere ha eccezionalmente aperto le porte dell'istituto in occasione del carnevale. Non per tutti, però, è stata una giornata di festa. E' mattino presto infatti quando i compagni di cella di Massimo Biagini si accorgono che qualcosa non va nell'uomo. Come tutti loro, anche Masino fino alla sera prima era felice per la giornata straordinaria che l'attendeva. "Svegliatemi presto perché arrivano i mei genitori e vogliono radermi", aveva detto ai compagni di cella. "Era tranquillo, e nulla lasciava pensare che non si sentisse bene" spiega l'avvocato Carlo Visconti, il legale che assiste la famiglia. Invece al mattino Massimo non si alza dal letto. Solo allora gli altri detenuti si accorgono che è morto, probabilmente per soffocamento. Masasimo infatti è cianotico. Ma non è tutto. "C'è un particolare che mi ha colpito quando ho visto il corpo", racconta Visconti. "Massimo aveva le braccia irrigidite in alto, come se prima di morire avesse voluto proteggersi il viso". I genitori del detenuto accusano adesso la direzione del carcere di non aver prestato soccorso al figlio, che nei giorni passati avrebbe accusato dolori al petto chiedendo il ricovero in infermeria, senza però ottenere risposta. Ma a uccidere Massimo potrebbe essere stata anche un'overdose. L'uomo infatti, avrebbe fatto uso di eroina, continuando anche dopo il suo arresto.

Diversa, e per certo verti più misteriosa, è invece la morte del libico Al Gamel. Secondo indiscrezioni non confermate l'uomo, sposato con un'italiana, si sarebbe ucciso per paura di subìre una vendetta da parte di altri detenuti.

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