Il Manifesto - 23.05.98

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EUROPA CARCERE

Quando il lavoro aiuta a uscire

Un convegno racconta le esperienze di diversi paesi sul reinserimento sociale attraverso l'attività lavorativa Ma che fare se mancano le occasioni di impiego?

- FRANCESCO GENTILONI -

C laudio racconta l'emozione di tornare in carcere, questa volta in ben altra veste. Racconta di come sia difficile trovare occasioni e opportunità nel mondo esterno per poter accedere alle misure alternative alla detenzione e, ancora, di quanto sia complicato, una volta usciti, cercare una propria strada. Ecco perché, tra mille difficoltà, questa esperienza appare piuttosto preziosa: anche - o forse, soprattutto - perché isolata.

Sicuramente un'esperienza singolare, quella del progetto "Andrea", promosso da Arcisolidarietà e attuato dall'associazione "per i diritti e le libertà" Ora d'Aria. Finanziato dalla Comunità europea, con un occhio al sostegno del cosiddetto mondo del disagio: in questo caso, gli esclusi sono i detenuti.

Il progetto "Andrea", finalizzato al reinserimento, è stato presentato in un convegno svoltosi a Roma il 21 e 22 maggio, tra Rebibbia Penale e la sala del Parlamento europeo. "Avete scelto proprio un bel nome", esordisce il sottosegretario Franco Corleone: "bello perché non anonimo, perché indica una chiara prospettiva individuale e anche relazionale".

Il convegno mette a confronto sei diverse esperienze, tutte finanziate dalla Comunità europea, e tutte accomunate dalla stessa finalità: affrontare il problema dell'esclusione sociale ed economica dei detenuti, considerando il lavoro come fattore centrale per l'integrazione sociale.

Le esperienze francese, inglese, irlandese, spagnola, italiana, sono tutte concordi nel potenziare al massimo le opportunità esistenti per il reinserimento sociale di chi ha avuto alle spalle una detenzione carceraria.

E la strategia, pur partendo da diversi panorami legislativi e culturali, indica, in tutti i casi, un ineludibile e vitale rapporto delle amministrazioni penitenziarie con le istituzioni e gli enti locali. Se il lavoro - meglio: la mancanza di lavoro - impedisce ogni forma di reinserimento sociale, se la mancanza di occasioni formative e lavorative impedisce di ottenere le misure alternative alla detenzione previste dal nostro ordinamento, allora è chiaro il rimedio. Da qui l'impegno delle amministrazioni di Lorient e di Salonicco, di Newcastle e di Dublino, di Valencia e di Roma. Non è certo il rimedio unico alla devianza, il lavoro: sicuramente una componente essenziale nel percorso di reinserimento.

Si susseguono le parole dei protagonisti del progetto, dei detenuti e degli operatori, dei rappresentanti degli enti locali e delle aziende e imprese che hanno accettato la possibilità di formare i "corsisti" e, anche, di assumerli.

La novità del progetto, così come emerge dai lavori del convegno, sembra consistere nel metodo di ricerca e di sperimentazione sul campo, nel modello di intervento per indirizzare e sostenere il reinserimento socio-lavorativo delle persone detenute ed ex-detenute.

I 30 "corsisti" selezionati e, dunque, beneficiari del progetto italiano hanno superato un primo anno intenso di formazione, basato su un percorso di orientamento professionale suddiviso in diverse fasi.

E' seguito uno stage di pre-inserimento, con l'individuazione di percorsi e programmi individuali, per poi attivare il vero e proprio avvio al lavoro. Numerose sono state, infatti, le cooperative e le imprese interessate a collaborare al progetto: la maggior parte delle aziende provengono dall'universo dell'imprenditoria sociale.

In più, molti sono impegnati nella costituzione di un'impresa sociale denominata "Pronto Intervento Detenuti" che, in collaborazione con comune, regione e provincia, si pone l'obiettivo di mettere in rete le varie esperienze, le possibilità di formazione e di reinserimento sociale e professionale.

Un'occasione per confrontare altre esperienze europee: la probation* inglesee, soprattutto, le sperimentazioni spagnole. Mercedes Jabardo, direttrice del carcere di Picassent (Valencia) ha raccontato la creazione avvenuta nel suo istituto di una sezione "mista", per uomini e donne. Mentre da noi non si riesce neanche ad approvare una legge che favorisca la possibilità di passare qualche ora con i propri cari.

* la parola inglese indica i diversi regimi di semilibertà con i quali si sperimenta la possibilità di reinserimento dei detenuti

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