Il Manifesto - 23.11.97

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MARGARA

"Le carceri italiane? Sono tutte da buttare"

Le nuove strutture carcerarie sono realizzate male e spesso addirittura peggiori delle vecchie: questo il quadro disegnato dal direttore generale del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria Alessandro Margara che, nel corso di un convegno su architettura e carcere organizzato a Fiesole dalla Fondazione Michelucci, ha citato come esempio il carcere delle Vallette di Torino. "Tutte le carceri dell'ultima generazione - dice Margara - sono veramente estranianti, si potrebbe anche essere sulla luna invece che in un penitenziario. L' unico posto tranquillo e definibile diventa la cella". La conferma alle affermazioni del direttore del dipartimento è giunta anche da un recente studio che l'architetto Leonardo Scarcella ha realizzato per conto del ministero di grazia e giustizia. Su un patrimonio composto da 219 istituti di pena, di cui 203 attivi e il restante in ristrutturazione o costruzione, non se ne salva neppure uno. Divisi in sei diverse tipologie, gli edifici visitati e censiti avrebbero tutti bisogno di un'opera complessiva di riorganizzazione e di riadattamento. Nelle diverse tipologie, figurano un 25% di carceri realizzate in ex conventi o castelli, un 10% invece sono stati costruiti nel periodo che va dall' unità d'Italia fino al 1890 e sono definiti di tipo radiale o stellare, poi un 14% costruiti tra il 1889 e il 1948 sul modello irlandese, a "palo telegrafico", per passare poi a quelli del periodo che va dalla fine della seconda guerra mondiale fino al 1977. Sono questi, secondo l'analisi, che hanno una maggiore identità culturale e architettonica e per questo sono considerati meno spersonalizzanti.

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