Il Manifesto - 23.12.97
CARCERI
La vita di Djamal Lounici è appesa a un filo. Anzi, è nelle mani del ministro della giustizia Giovanni Maria Flick. Lounici, il cittadino algerino detenuto da oltre due anni nel carcere di Novara, è in sciopero della fame ormai da più di due mesi. Chiede che vengano rispettati i suoi diritti. "Non chiede null'altro che di essere trattato nel rispetto dei suoi diritti", ripetono sua moglie e il suocero. Ma è un gridare contro un muro. Non un segnale, non una parola dal ministero della giustizia.
Nonostante in gioco ci sia la vita di un uomo, detenuto per cavilli burocratici o - verrebbe da insinuare -per fare un favore a qualcuno. Djamal Lounici non dovrebbe essere in carcere. I termini di custodia cautelare per lui sono infatti scaduti da tempo. Eppure rimane detenuto. Su di lui pende una richiesta di estradizione inoltrata dalla Francia e che l'Italia ha concesso, ma - e qui sta l'inghippo -ha anche sospeso in attesa di vedere come andrà a finire un processo in cui Lounici è imputato e che si dorvà celebrare a Napoli.
Ma i tempi di questo processo potrebbero anche essere lunghissimi: e cosa succederà? Djamal Lounici dovrà rimanere in carcere per dieci anni? E', pare, sulla base di questo processo che l'Italia ha sospeso l'estradizione di Lounici in Francia.
Qui l'ex imam di Algeri, aderente al Fis (Fronte islamico di salvezza) è ricercato per attentati compiuti non in Francia ma in Marocco. Ma a questo punto, interessa davvero poco sapere chi e perchè vuole Lounici in Francia. Quello che adesso importa è che qualcuno si muova.
Il ministro di grazia e giustizia, ma anche i parlamentari. Perchè finora si è mosso soltanto il consigliere regionale dei verdi, Pasquale Cavaliere che ora -impotente -alza le mani: "Il ministero - dice, lanciando un appello - deve intervenire. Djamal Lounici sta morendo".
Ormai il cittadino algerino ha perso quasi completamente le forze. E' dimagrito in maniera impressionante ma pur di non rinunciare al colloquio con sua moglie si è fatto trasportare in sedia a rotelle e poi in barella. E continua a rifiutare qualsiasi assistenza medica. Perchè questa volta è deciso ad andare fino in fondo. Pochi mesi fa aveva intrapreso un'analoga protesta, ma poi l'aveva sospesa. Gli avevano detto che qualcosa si sarebbe mosso. Non è successo nulla. E adesso Lounici è disposto a morire per veder rispettati i suoi diritti. Ma questo non può e non deve accadere.
(orsola casagrande)