Il Manifesto - 24.12.97
CARCERI
E.D'A. -
I 51 MILA detenuti delle 230 carceri italiane trascorreranno in cella il loro Natale, probabilmente senza neanche la visita dei parenti. La protesta indetta dai direttori dei carceri per il 24 dicembre impedirà infatti i colloqui con i familiari così come i ricevimenti di pacchi-dono o la possibilità di fare spese nello spaccio interno. "Si tratta di cose attese, sacre per i detenuti", spiega Adriano Sofri, dal carcere di Pisa con Ovidio Bompressi e Giorgio Pietrostefani. I tre ex dirigenti di Lotta continua hanno dato vita ad un nuovo digiuno completo di protesta che coinvolge tutti i detenuti del carcere don Bosco di Pisa e si allarga in tutte le carceri d'Italia.
"Scegliendo per lo sciopero alla vigilia di Natale - scrivono i detenuti di Pisa -i direttori di carcere hanno fatto ciò che il più estremista dei Cobas non avrebbe potuto né voluto fare. Ed è inevitabile vedere in questa scelta l'intenzione di usare l'esasperazione provocata nelle donne e negli uomini reclusi come arma di negoziato verso la controparte governativa. Calcolo egoistico e un po' cinico". I detenuti non entrano nel merito delle rivendicazioni dei direttori, ma chiedono a chi ne ha l'autorità di "cancellare una piccola cattiveria contro il triste Natale nostro e delle nostre famniglie".
Un Natale in carcere, dunque, più duro degli altri. Mettere a rischio i colloqui di Natale è giudicata una decisione "odiosa" dall'associazione Antigone che pure condivide le motivazioni della protesta dei direttori. E ieri è intervenuto il ministro della funzione pubblica, Franco Bassanini. "La Finanziaria - ha spiegato -non porterà ai direttori delle carceri alcun pregiudizio, men che meno immediato, che possa giustificare una reazione così grave, come quella programmata, di rubare il Natale ai detenuti". Bassanini ha anche scritto una lettera al ministro della giustizia Flick. Un appello perché "sia subito spiegata agli interessati l'esatta portata delle norme che li riguardano" e si dice convinto che, se sarà ben informato, il personale dell'amministrazione penitenziaria, che opera nelle carceri, "mostrerà maggiore responsabilità e sensibilità di chi, operando solo nei palazzi della burocrazia, non vive a diretto contatto con le sofferenze dei detenuti". Nella lettera Bassanini contesta che la Finanziaria sia stata "ingenerosa" con i direttori delle carceri e chiarisce che la legge nei confronti del personale dell'amministrazione penitenziaria, come di tutto il personale contrattualizzato delle pubbliche amministrazioni, si è limitata a ribadire che la disciplina del loro rapporto di lavoro deve essere riportata, per quanto concerne il trattamento economico, interamente alla contrattazione collettiva". I direttori, garantisce Bassanini, "conserveranno, dunque, l'attuale trattamento economico fino a quando esso non sarà ridefinito dai nuovi contratti collettivi e, ad personam, anche oltre, se il trattamento non dovesse risultare più favorevole".
Sempre ieri il senatore dei Verdi, Athos De Luca, ha presentato un'interrogazione parlamentare al ministro di grazia e giustizia: "Comprendo le ragioni dei direttori delle carceri - si legge - ma non posso tollerare che a pagare debbano essere i detenuti che vengono usati come strumento di ricatto. Scegliere come giorno di protesta la vigilia di Natale, togliendo ai detenuti la possibilità di incontrare i propri familiari è una decisione sbagliata ed inaccettabile".