Il Manifesto - 25.02.98
REBIBBIA25 Febbraio 1998
C. L. -
A Rebibbia si continua a morire. Dopo i due detenuti trovati morti sabato mattina all'interno del Nuovo complesso, un altro decesso è avvenuto la scorsa notte. Questa volta a morire, sempre nel Nuovo complesso, è stato un giovane romano di 24 anni, Paolo Caprioli, da alcuni giorni ricoverato nel reparto di preosservazione psichiatrica. I medici del carcere lo hanno trovato senza vita ieri mattina nel suo letto, probabilmente stroncato da un infarto. Non è escluso che al momento della morte Caprioli fosse sotto l'effetto di psicofarmaci.
Fino a una settimana fa, infatti, il giovane si trovava in isolamento e era arrivato a barricarsi in cella pur di essere trasferito. Solo in seguito alla protesta aveva ottenuto di essere ricoverato nel reparto psichiatrico, dove era sottoposto a terapia. Anche in questo caso, come nei precedenti, sarà l'autopsia a stabilire le vere cause del decesso. Per il momento sia la direzione del carcere che il Dipartimento di amministrazione penitenziaria tacciono, ma i decessi che si succedono all'interno di Rebibbia (quattro in dieci giorni) cominciano a essere troppi per non destare preoccupazioni.
Quella di Paolo Caprioli è una storia giudiziaria difficile.
Il ragazzo era stato riportato in carcere nell'agosto del 96 per un cumulo di pena che sarebbe finito il prossimo giugno. Era accusato di furto e di evasione dagli arresti domiciliari. Ancora poco tempo, dunque, e Caprioli sarebbe tornato libero. Ma le sue condizioni psicologiche dovevano essere fragili, tanto da essere considerato un soggetto difficile dalle agenti di custodia e da accumulare una decina di rapporti disciplinari, tutti per autolesionismo. Proprio per questo era finito in isolamento e, dopo la protesta, nel reparto di preosservazione psichiatrica.
Sulla sua morte sono intervenuti i Verdi Paolo Cento e Athos De Luca, che hanno presentato un'interogazione al ministro della giustizia Flick e una mozione in parlamento. Secondo Cento "la situazione a Rebibbia non è più accettabile per quanto riguarda la tutela della vita dei detenuti".
Ieri intanto si è svolta l'autopsia sul corpo di Massimo Biagini, uno dei due detenuti trovati morti sabato scorso.
Secondo i risultati dell'esame il giovane sarebbe morto a causa di un'overdose.
Stando però a quanto riferisce l'avvocato Carlo Visconti, legale della famiglia Biagini, si sarebbe svolta una procedura anomala da parte dei medici di Rebibbia, che con un catetere avrebbero prelevato campioni di urina dal corpo di Biagini. Campioni in cui sarebbero state trovate tracce di oppiacei e di derivati da cannabis.