Il Manifesto - 26.04.98
MATERA
U n detenuto provatamente cardiopatico è morto per infarto nel carcere di Matera. Non è una semplice coincidenza, se è vero, come è vero, che solo tre giorni fa il Tribunale di Matera, "senza disporre alcun accertamento" (secondo le dichiarazioni rese dal suo difensore), ha rifiutato la concessione degli arresti domiciliari ad Emanuele Scarcia "per gravissimi motivi di salute". Nemmeno 48 ore dopo, nel pomeriggio di venerdì, Scarcia è stato colpito da malore e trasportato d'urgenza dal carcere all'ospedale civile di Matera. Dove è spirato.
Ha certamente pesato sulla sua mancata scarcerazione il fatto che gli investigatori lo ritenessero "capo carismatico" di una presunta organizzazione di tipo mafioso che avrebbe operato per anni nel materano; certo è che "nessuna sentenza definitiva ha accertato la sua mafiosità", sottolinea il difensore. Scarcia era stato condannato mercoledì scorso a tre anni e quattro mesi di reclusione per un tentativo di estorsione. Un po' poco per un soggetto ritenuto tanto "pericoloso" da non poter scontare la sua condanna agli arresti domiciliari. Il 29 dicembre scorso il Tribunale del riesame di Potenza aveva ritenuto validi gli indizi di colpevolezza a suo carico; ma aveva deciso di sostituire la "custodia in carcere" con quella presso l'ospedale di Matera, in considerazione delle preoccupanti condizioni di salute dell'indagato. Dopo alcuni giorni, la direzione dell'Ospedale aveva cinsiderato il paziente "dimissibile", rispedendolo perciò in carcere. Diagnosi accurata, come si vede.