Il Manifesto - 30.11.97
GIORNATA MONDIALE AIDS
GERALDINA COLOTTI -
Primo dicembre, giornata mondiale anti-aids. Le principali organizzazioni del settore si mobilitano, fervono le iniziative e gli incontri per fare il punto su quella che viene definita "la peste del 2.000". In Italia sono 41.358 le persone affette dal virus dell'Hiv. 27.225 sono morte. Un tasso di letalità di 67,8%, sceso al 30% nel corso dell'ultimo anno, soprattutto per effetto dell'applicazione delle terapie multiple (inibitori della proteasi associati all'Azt, al Dda...). Si va verso la sconfitta del virus? "Attenzione ai facili ottimismi - dice Vittorio Agnoletto, presidente della Lila - nei paesi occidentali le terapie combinate hanno ritardato la morte di un anno o due. Ma questo non consente di sapere quale sia l'andamento reale del virus. Tantopiù che nessuno è mai veramente guarito. Anzi, se si sospende la consueta razione di pillole, il virus risorge più forte. Occorre fare più prevenzione mirata, rivolta soprattutto alle donne (nella seconda ondata dell'aids rappresentano il 25% dei contagiati), e ai giovani (oltre il 60% ha contratto il virus tra i 15 e i 26 anni)". E' diminuito comunque il numero dei ricoveri, per cui, secondo Agnoletto, si tratta di potenziare l'assistenza domiciliare e vigilare a che il dibattito scientifico non venga inquinato da interessi farmaceutici. Orientamento condiviso anche da Stefano Vella, direttore del reparto Retro-virus dell'Istituto superiore di sanità e da Carlo Giaquinto, pediatra primario all'ospedale di Padova, entrambi componenti della Commissione nazionale aids. "L'infezione in età pediatrica - dice Giaquinto - viene trasmessa dalla madre durante il parto o l'allattamento. Ma non tutti i figli di sieropositivi nascono infetti. Evitando l'allattamento al seno e facendo uso di terapie antivirus in gravidanza, nei paesi occidentali il rischio di trasmissione ai piccoli si è ridotto dei 2/3. Mentre in quelli in via di sviluppo il 90% delle donne non sanno di essere sieropositive. E' anche un problema di cultura, di paura di essere emarginate". Ma come vengono curati i bambini in Hiv? "Principalmente con l'Azt, eventualmente abbinato al 3Tc, perché non si conoscono ancora gli effetti delle terapie combinate in età precoce. C'è poi la difficoltà di obbligarli ad assumere quantità enormi di farmaci quotidianamente..." Si è a buon punto anche sul piano legislativo. La legge-quadro sull'Aids in vigore dal '90 sancisce una serie dei principi-cardine a tutela delle persone in Hiv e degli operatori del settore
. "Quel che non va - dice Francesco Rella, avvocato della Lila - sono gli oltre 5.000 detenuti sieropositivi, di cui 300 in stato di aids avanzato, 80 in aids conclamato, che non riescono a uscire dal carcere, né possono curarsi perché il ministero non ha ancora firmato la convenzione col carcere per prescrivergli gli inibitori della proteasi". E di carcere si occupano anche associazioni quali la Rete Sprigionare, il raggruppamento dei centri sociali e dell'associazionismo "contro vecchie e nuove emergenze", che ha organizzato per il 1 un Concerto fuori da Rebibbia (ore 19, via G. Brandizzi angolo via Tiburtina). "Saremo lì - dice Maurizio Panico, omosessuale anarchico, uno dei promotori dell'iniziativa - per chiedere la libertà immediata per tutte e tutti i detenuti sieropositivi". Numerose le adesioni all'iniziativa, tra cui quella del Mario Mieli, dell'Arci solidarietà e di Ora d'aria. Domani si mobiliterà anche il Movimento italiano transessuali di Bologna che, per bocca del suo segretario Porpora illustrerà il nutrito programma di lavoro, rivolto ai transessuali (anche detenuti) e alle prostitute immigrate. E ci sarà, naturalmente, l'Arci-gay, con Blowing Bubbles, festival internazionale del film sull'aids. "Chiediamo - dice Franco Grillini - l'abrogazione del divieto di donare sangue e organi per i sieropositivi, l'abolizione della divisione per categorie a rischio (i gay sono sempre al primo posto), il riconoscimento dei nostri consultori e la diffusione gratuita dei profilattici per i giovani"