Il Messaggero - 01.05.98
Nella maggioranza si dissociano anche i diniani, mentre a sorpresa arrivano dei sì da Alleanza nazionale e Forza Italia. Ora la parola passa alla Camera
Il Senato abolisce lergastolo, bufera su Flick
Il ministro contrario, Rifondazione e Verdi: è incompatibile col governo. Il Polo: misura irresponsabile
di RITA DI GIOVACCHINO
ROMA- Mai più ergastolo. Con 107 voti a favore, 51 contrari e 8 astenuti, il Senato ha approvato il disegno di legge che abolisce il carcere a vita dallordinamento penitenziario italiano. Una scelta di civiltà giuridica per le sinistre e anche per qualche garantista del Polo. Ma la decisione è stata sofferta anche se alla fine è prevalso a favore della Reclusione speciale (così si chiamerà dopo il voto alla Camera la pena che prevede un massimo di 33 anni di carcere) un ampio schieramento. La maggioranza si è spaccata al Senato, per il voto contrario di Rinnovamento italiano e rischia ora di scoppiare un nuovo caso Flick. Polemiche le reazioni da parte di Rinfondazione comunista e dei Verdi alla dichiarazione di voto del ministro della Giustizia: «Dissento in modo personalissimo. Non possiamo permetterci di rinunciare allergastolo».
Affermazioni contro le quali sono insorti Ersilia Salvato e Luigi Manconi. Il disegno di legge era stato già approvato dalla commissione Giustizia del Senato, può un ministro dichiararsi contrario ad una decisione del Parlamento? Ma Flick non recede: «E noto che a titolo personale ho affermato di non condividere l'opportunità di questa modifica, pur condividendone integralmente i principi, anche se il governo si rimette alla volontà del Senato». Alcuni quotidiani avevano annunciato lopposizione del governo a questo provvedimento giudicato meno urgente di altri. E forse anche più impopolare considerato che un sondaggio del Censis aveva detto che erano contrari allabolizione dellergastolo l80 per cento degli italiani.
Commenta il Capogruppo di Forza Italia, Enrico La Loggia: «Una giornata nera per la giustizia italiana e una indebita pressione di Rifondazione comunista sull'Ulivo. Ma per argomenti così delicati si lascia libertà di voto e non si impone una disciplina di partito». E in effetti hanno votato a favore Tiziana Maiolo, Franca Scopelliti e altri deputati azzurri. Ma La Loggia incalza: «Abolire l'ergastolo senza ridisegnare il sistema delle pene è un errore clamoroso che porterà a circostanze gravi. Quanti collaboratori di giustizia ci saranno ancora dopo questa legge? Serve un riequilibrio in materia di delitti e pene. Alla Camera cercheremo di ribaltare questo risultato».
Sull'ergastolo molti senatori si sono espressi secondo coscienza, anche nel centro-sinistra. Raffaele Bertoni (Ds) ha votato no contro il parere favorevole di Cesare Salvi: «Il gruppo dei democratici di sinistra, compreso il relatore Salvatore Senese, avrebbe voluto un rinvio del voto». E mentre Ombretta Fumagalli Carulli ha ribadito la contrarietà di Rinnovamento italiano, la senatrice Carla Mazzuca ha votato sì. E perfino allinterno di An, Antonio Basini, con un intervento molto applaudito a sinistra, ha pronunciato il suo sì all'abolizione del carcere a vita.
Ma torniamo al caso Flick. Dopo «l'incompatibilità» annunciata dalla comunista Ersilia Salvato, cè stata la censura al Guardasigilli dal portavoce dei Verdi, Luigi Manconi, che dice: «Flick è in contrasto con la concezione della giustizia del centrosinistra. Il fatto che abbia parlato per un tempo esageratamente lungo della propria personale contrarietà all'abrogazione della pena dell'ergastolo non segnala un nobile e tormentato travaglio, bensì una forzatura evidente dei limiti della propria soggettiva convinzione rispetto al ruolo istituzionale ricoperto. Resta il fatto che Flick, ministro dell'Ulivo, ha assunto una posizione in palese e radicale contrasto con i valori, i principi, l'idea di pena e la concezione della giustizia propri del centrosinistra».
Al di là dello strappo di Basini, il no è compatto da parte di An. «Un errore gravissimo che gli italiani sapranno valutare in tutte le sue pericolose implicazioni», dice il capogruppo Giulio Maceratini e aggiunge: «La criminalità organizzata riceve un segnale incoraggiante. Abolendo l'ergastolo lo Stato si arrende e rinuncia alla propria funzione di tutela dei più deboli, per questo abbianmo voluto il voto nominale. Se la Camera dei Deputati dovesse far entrare in vigore questo atto di demagogia e irresponsabile follia collettiva, dovremo fatalmente attendere l'introduzione dei criteri referendari, per riproporre la pena dell'ergastolo».