Il Messaggero - 03.01.98
I detenuti chiedono un luogo per pregare
Ramadan a Rebibbia, pasti speciali ai musulmani
ROMA - Un calendario delle ore di preghiera e un luogo collettivo per il culto islamico; sono le richieste avanzate vanamente, alla vigilia del Ramadan, dai detenuti musulmani chiusi nel carcere di Rebibbia nuovo complesso. Per loro il Ramadan č cominciato tra mille difficoltą: subito dopo Natale, le richieste erano state consegnate al Movimento Federativo Democratrico che le ha girate al direttore generale degli istituti penitenziari, Alessandro Margara, e al centro culturale islamico di Roma. «Ma non abbiamo avuto risposte - commenta il presidente del Movimento romano, Corrado Stillo -; a Rebibbia ci sono centinaia di musulmani privi degli strumenti indispensabili alla celebrazione del Ramadan. Nel carcere cč una chiesa cattolica ma non luogo per loro dove pregare, certo non previsto al momento della costruzione del penitenziario quando era impensabile la prospettiva di una gran massa di detenuti musulmani. Ma ora il sistema penitenziario deve rispettare il diritto alla professione religiosa garantito dalla Costituzione».
Portavoce dei detenuti musulmani di Rebibbia č Abdallą Abdel Monen, 45 anni, senegalese, laureato e guida dei compagni di pena nelle rivendicazioni religiose finora rimaste senza risposta sia da parte della direzione delle carceri che sul fronte del centro islamico della capitale. Va meglio a Rebibbia penale. Il direttore, rispondendo a unistanza firmata da tutti i musulmani del carcere, ha disposto un servizio pasti che rispetta i tempi del Ramadan: niente pranzo e una cena adeguata ai dettami religiosi. I trenta detenuti di fede islamica del «penale» hanno anche un centro di riunione, una sorta di circolo riservato agli stranieri nel carcere che per tutto il Ramadan sarą utilizzato come una piccola moschea.
A. S.