Il Messaggero - 05.03.98

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Le guardie carcerarie: «Turni massacranti»

«Non riteniamo più possibile assistere e garantire i servizi a circa 1.500 detenuti con un massimo di addetti di circa 200 nel turno di mattina, 120 nel turno serale e 40 nel turno di notte, Chiediamo un serio confronto per porre fine a carichi di lavoro non più sostenibili». Così i poliziotti penitenziari di Rebibbia aderenti alla Cgil spiegano che non ce la fanno più; così dicono che sicurezza e trattamento, cardini della vita nei penitenziari, diventano sempre più difficili. Le morti di Rebibbia «lasciano l’amaro in bocca e un interrogativo: dove si sta sbagliando, considerando che a Rebibbia democrazia e rispetto sono radicate da anni?» per gli agenti la politica nel settore penitenziario è «sparagnina», investimenti non se ne fanno, il personale è insufficiente, il trattamento impossibile. In quanto alla sicurezza, «bisogna stendere un velo pietoso», anche per via di un organico di 902 agenti di cui 200 distaccati al nucleo traduzioni e piantonamenti e 49 distaccati in altre sedi.

Non fanno notizia, aggiungono amareggiati gli agenti, i soccorsi quotidiani prestati nei casi di gesti di autolesionismo e tentativi di suicidio; o le aggressioni subite dal personale di polizia penitenziaria senza apparenti motivi, solo per disperazione. Tanti bei progetti, conclude il comunicato della Cgil, sfumano in un’utopia: non sono più accettabili politiche che mirano ad un solo obiettivo, risparmiare qualche lira e far pagare con la vita il condannato o l’imputato di turno.

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