Il Messaggero - 11.03.98

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L'OPINIONE

L’Italia che cambia. Il ministro dei Lavori Pubblici ha preparato un piano strategico per selezionare le strutture indispensabili da realizzare nei prossimi 10 anni

Costa: ora privatizzeremo strade e carceri

«Non ci sono soldi sufficienti per le opere pubbliche. Inevitabile darle in gestione ai costruttori»

di DIODATO PIRONE

ROMA Fila di cinque minuti buoni alla cassa. Brioscina con prosciutto annaffiata da un semplice bicchiere di minerale gasata. Caffè veloce. Per compagnia il capo dell’ufficio legislativo.

Alle 14 e 25 di una glaciale giornata di marzo il ministro dei Lavori Pubblici Paolo Costa, economista ed ex rettore dell’Università di Venezia, si fa strada nella bolgia del bar Il fagiano a Porta Pia per una pausa pranzo in perfetto stile minimalista. Poi, nonostante la micro passeggiata necessaria per scavalcare la Nomentana e fiondarsi dietro la sua gigantesca scrivania al terzo piano del ministero, mantiene l’espressione di un uomo con molti pensieri per la testa.

Ministro Costa, la sua preoccupazione è comprensibile: l’Italia per entrare nella moneta unica si è appena impegnata con mezza Europa a spendere pochissimo almeno per i prossimi 5 anni e il suo ministero rischia di diventare inutile...

«E invece io credo che nei prossimi mesi, se possibile, il mio lavoro aumenterà moltissimo»

Nonostante il rigore dovuto all’Euro?

«La difficoltà aguzza l’ingegno. E per conciliare basso deficit e molte opere pubbliche ormai non c’è che una strada: concedere ai privati costruzione e gestione delle infrastrutture. In altre parole dobbiamo ”privatizzare” strade, ospedali, scuole e anche le carceri»

Privatizzare le carceri?!

«Mi rendo conto che queste parole possono fare scandalo nel nostro paese ma siamo arrivati ad un bivio. E se non vogliamo essere travolti dobbiamo imboccare una strada»

Spieghi meglio cosa vuol dire privatizzare una strada o un carcere...

«Significa che un privato costruisce una nuova prigione e la gestisce, ovviamente rispettando i canoni delle altre strutture carcerarie pubbliche. In cambio lo Stato gli riconosce un affitto annuo commisurato al numero degli ”ospiti” e/o ad altri parametri da concordare. Pagando un ”affitto” e non comprando gli immobili lo Stato disporrà delle risorse per risolvere il decennale problema dell’edilizia carceraria»

E chi stabilirà che il carcere privato è sicuro e regolato come quello pubblico?

«Anche in Gran Bretagna, dove qualche esperimento in tal senso è stato tentato, il direttore del carcere privato è un funzionario pubblico. Ma è presto per scendere nei particolari. Ora è importante che si faccia una scelta politica sul ruolo dei privati nelle opere pubbliche. Scelta per altro ampiamente prevista dalla nuova legge, la cosiddetta Merloni-ter, all’esame del Parlamento»

E per le strade cosa succederebbe?

«Per la viabilità la privatizzazione sarebbe decisamente più facile. Basterebbe affidare ad una impresa - o ad un Consorzio una strada, intera o anche in parte, e poi pagarla anno per anno sulla base dei passaggi degli automezzi. Passaggi contabilizzati attraverso una macchina elettronica simile al Telepass delle autostrade. In questo modo, inoltre, la privatizzazione non sarebbe solo un ”banale” affitto»

Cosa vuol dire?

«Che oltre alla strada lo Stato privatizzerebbe anche il rischio. Voglio dire che molte strade sono inutili o poco utilizzate. La gestione da parte di un privato, remunerato per numero di passaggi o sulla base di altri criteri equivalenti, dovrebbe garantire che la strada costruita è utile alla collettività. In caso contrario sarebbe il privato e non lo Stato ad aver sprecato quattrini»

Altri vantaggi?

«La possibilità di attirare capitali e imprese straniere. E quindi di aumentare la concorrenza fra i costruttori italiani»

Ministro, ma queste privatizzazioni di opere pubbliche sono allo stadio di filosofia o sono progetti concreti?

«Intanto una decisione posso anticiparla: la Salerno-Reggio Calabria passerà ai privati. E si tratta di 6-8 mila miliardi di investimenti che saranno ripagati attraverso i pedaggi. Ma questo è solo un modesto antipasto di un’operazione molto più grande»

Quale?

«Dopo mesi di lavoro con altri ministeri e istituzioni varie, compresa Bankitalia, abbiamo preparato otto rapporti su strade, energia, beni culturali, acqua, città, edilizia carcerarria, caserme e difesa del suolo. In questi rapporti sono elencate le opere pubbliche assolutamente necessarie per l’Italia da costruire nei prossimi 10-20 anni»

E quanti soldi serviranno?

«La cifra è spaventosa e fino a quando non ne parlerò con Prodi rimarrà un segreto. Ma posso dire che l’Olanda ha elaborato un piano simile prevedendo di spendere l’equivalente di 320 mila miliardi di lire in 20 anni»

Ma gli olandesi hanno un debito pari al 72% del Pil contro il nostro 121%...

«Non ho nessuna intenzione di contrappormi in modo perdente al rigore di Carlo Azeglio Ciampi. Anzi. Per questo premo per un nuovo ruolo dei privati. Che poi sono già direttamente coinvolti ovunque in Europa. Persino in Grecia per il nuovo aeroporto di Atene lo Stato ha garantito solo il 6% delle risorse»

Pensa che le privatizzazioni di strade e carceri saranno sufficienti per far decollare il suo piano?

«Purtroppo no. Una delle idee sulle quali stiamo lavorando per trovare altri soldi è l’assicurazione obbligatoria per quelle aree del paese che potrebbero subire danni da inondazioni o mareggiate. Oggi per riparare i danni di calamità naturale spendiamo ogni anno circa 9 mila miliardi di lire. In futuro la metà di questi denari pubblici potrebbe essere coperta dalle assicurazioni. E lo Stato avrebbe 4 mila miliardi per altre opere pubbliche»

Un’ultima domanda: prima la liberalizzazione del commercio, poi i progetti di riformare le professioni e di privatizzare le opere pubbliche. Dove volete portarci?
«Tutte queste operazioni sono legate tra di loro perchè l’arrivo dell’Euro farà aumentare la concorrenza fra i sistemi economici delle nazioni europee. E allora è sacrosanto ridurre deficit e debito ma lo è altrettanto modernizzare questo paese».

 

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